Storia controversa dell’inarrestabile fortuna del vino Aglianico nel mondo di Gaetano Cappelli


Gaetano Cappelli, Storia controversa dell’inarrestabile fortuna del vino Aglianico nel mondo, Marsilio 2007

Si legge d’un fiato l’ultimo lavoro di Gaetano Cappelli e trascina il lettore in un intreccio che si risolve in un complesso labirinto attraversato da volti e fatti lontani nel tempo, ma legati dal razionale, lucido disincanto di Riccardo Fusco, il protagonista. Costui, emblema dell’intellettuale deluso dallo straniante sistema del mondo accademico italiano, con cinismo dissacrante, smaschera i vizi privati della borghesia di provincia e i miti menzogneri di qualche secolo di storia. Riccardo non esita, infatti, a definire il fenomeno del brigantaggio come la violenta affermazione di bande di tagliagole le cui azioni sono state romanticamente reinterpretate in chiave antisavoiarda come la giusta ribellione ai soprusi del più forte. E se questa considerazione sembra dettata dal personale rancore del protagonista-narratore verso la moglie Eleonora che, delle storie romanzesche dei briganti lucani è divenuta un’ambiziosa e capace divulgatrice, non tarderà a trovare nel corso della narrazione una motivazione più fondata. Toccherà, infatti, proprio a lui scoprire che l’origine della fortuna della famiglia del suo vecchio compagno di studi, Graziantonio Dell’Arco – un volgare e intraprendente parvenu che a tratti incarna la maschera grottesca di un moderno Trimalcione – è legata al crudele inganno ordito ai danni di un nobile quanto inerte capitano dell’esercito savoiardo – siamo negli anni appena successivi all’Unità – sceso nel Sud d’Italia per combattere il brigantaggio. Ma Riccardo, proprio rievocando la vicenda di uno zio dello stesso Dell’Arco, non tarda a sorprendere i lettori descrivendolo come un dandy invaghito dell’ideologia socialista che, scoperto proprio nella madre Russia l’inganno perpetrato dalla propaganda, perde, insieme con la vita, il sogno di veder splendere “il sol dell’avvenire”.
Come è facile notare, Cappelli rivela una singolare attitudine a intrecciare, lontane nel tempo, storie diverse destinate a dare spessore alla vicenda principale, in sé semplice e per certi aspetti banale: quella di un tentato riscatto del protagonista – un’individualità brillante degradata al ruolo di uomo di casa, tradito dalla moglie e deluso dalla vita – a cui si intreccia il tentativo di vendetta di Granziantonio Dell’Arco contro Yarno Cantini del Canto degli Angeli, nobile in miseria ma orgoglioso custode dei privilegi di un’aristocrazia in declino, elegante e raffinato dandy che non ha esitato a umiliare pubblicamente il Dell’Arco, colpevole di mostrare con eccessiva ostentazione la sua fortuna. E’ qui che fa la comparsa il vino Aglianico e con esso la terra che lo produce, con i suoi paesi arroccati, i paesaggi assolati e avvolti nella malinconica sospensione tra presente e passato.
Né mancano di fascino le figure femminili – archetipi di tragica potenza – retaggio di un universo matriarcale che contende all’uomo il ruolo dominante. E’ il caso di Eleonora, la moglie di Riccardo, che – lungi dal farsi coinvolgere dalla “disfatta” cui era inesorabilmente andato incontro il marito – “aveva invece realizzato ogni suo sogno, anzi più di quello che aveva mai sognato, superandolo in tutto”, costringendolo a un ruolo umiliante e subalterno. Non diverso – mutatis mutandis – appare il ruolo di Chatryn Wally Triny, l’affascinante ricercatrice americana con cui Riccardo aveva intrecciato, anni prima, una breve quanto intensa relazione e che, giunta a trentanove anni, si accorge di essere una donna sola, “nauseata dai rituali del corteggiamento”, ma “con un unico incoercibile desiderio: voleva un figlio”. Desiderio che dopo averla riportata, a distanza di anni, tra le braccia di Riccardo, ella tenta di realizzare con determinazione inflessibile, trasformandosi in una mantide capace di divorare le forze vitali dell’amante. A lei, antropologa convertitasi, per una fortunata coincidenza, all’attività di degustatrice di vini per prestigiose riviste del settore, toccherà una parte importante nella vicenda che avrebbe determinato tanto il successo del vino Aglianico quanto l’ennesimo fallimento di Riccardo, decaduto al ruolo di maschio riproduttore. E, infine, non si può tacere di una terza figura femminile: Lia la Bavosa, la megera ripugnante, gelosa depositaria di un sapere antichissimo, quello della magia lucana, che la rende detentrice di un potere assoluto. Il suo intervento evoca immagini arcane di donne che hanno imparato a servirsi delle forze segrete della natura per controllare gli eventi e influenzare le scelte di uomini potenti. Ancora una volta Cappelli sembra volerci raccontare che – anche nei borghi di una Lucania antica, per le cui strade si incontravano meste immagini di una femminilità sottomessa – nelle mani, nei corpi, nelle menti delle donne si celano energie misteriose e violente, quelle stesse incarnate da tante eroine tragiche.
Certo nessuna delle donne del romanzo appare nella veste rassicurante di una madre o di un’amica, nessuna è compagna di strada ma ognuna a suo modo si rivela nemica. Anche in questo l’autore cambia abilmente le carte in gioco, fino a svelare comodi autoinganni e denunciare, con beffarda ironia la solitudine e le incertezze del vivere.
Gaetano Cappelli ama sorprendere continuamente il suo lettore, costringendolo a uscir fuori dagli schemi comodi e rassicuranti del politicamente corretto, costringendolo a rivedere stantie categorie di pensiero mentre viene trascinato in un intreccio incalzante che non lascia spazio agli indugi e che irretisce con il fascino della provocazione.
Ancora in una delle ultime pagine del romanzo, in un momento di riflessione in cui l’autore smaschera il gioco della finzione con un ennesimo coup de théâtre, afferma con candore insospettato che il vero pregio della creazione romanzesca sta nell’offrire al lettore la possibilità di conoscere l’intero repertorio dei fatti che sono alla base degli eventi, di quella sequenza di cui conosciamo solitamente pochi pezzi, difficilmente collegabili in una successione sensata. Come fossimo divinità pettegole, noi, lettori di romanzi, guardiamo da una prospettiva privilegiata il complesso verificarsi degli eventi della vita e finalmente, per una volta, ci convinciamo di aver compreso la ragione profonda del concatenarsi dei fatti, innalzati dalla condizione di semplici coincidenze alla dimensione di significativi prodigi. Ma noi, semplici lettori, altro non siamo che i burattini abilmente manovrati da una divinità creatrice, che muove personaggi e veicola idee. E a volte questa divinità creatrice è particolarmente potente. E’ il caso di Gaetano Cappelli.

Maria Antonietta Dattoli

Leggi un estratto del romanzo
Storia controversa dell’inarrestabile fortuna del vino Aglianico
nel mondo di Gaetano Cappelli

15 risposte a “Storia controversa dell’inarrestabile fortuna del vino Aglianico nel mondo di Gaetano Cappelli

  1. Mia carissima amica, ti faccio gli auguri di benvenuta su LucaniArt e i complimenti per questo efficace e appassionato intervento sull’ultimo romanzo di Cappelli (sono felice che il libro ti sia piaciuto)
    Spero di rileggerti presto… 🙂

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  2. Approfitto di questa lettura per dire che il libro è stato finalista della quarta edizione del Premio letterario -Cala di Volpe 2008-
    insieme ai romanzi «La pelle intera» di Giulio Angioni (edito da Il Maestrale), «L’illusione del bene» di Cristina Comencini (Feltrinelli) e «Dieci» di Andrej Longo (Adelphi).
    A giudicarli cinquanta iscritti delle Università di Sassari e Cagliari che costituiscono la Giuria degli Studenti.
    Ciao Isa

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  3. Mi piace la tua lettura dei personaggi di Cappelli, ma ho trovato un groviglio nella scrittura quando narra dei travagli “sovietici”. A mio parere in quella parte del romanzo è prolisso e poco efficace; a dirla tutta stanca! Superare quel nodo è alquanto impegnativo. Concordo con Te sulla visione della divinità creatrice e sul ruolo delle donne. E come si diceva un tempo ogni Re ha accanto una sua “Ra”.
    Grazie per le riflessioni Ottavio

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  4. Caro Ottavio, certo quella parte del romanzo può suscitare “controversie”. Lì, più che altrove, il gioco degli incastri si fa fitto e – ne convengo – a tratti faticoso. Ma tutto il romanzo è volutamente labirintico. Io sono affascinata da questa capacità di intrecciare e legare.

    Una domanda: che ne sai tu della “Ra”?

    Grazie a te per aver apprezzato il mio intervento.

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  5. Folgorata dalla brillante lettura…complimenti per la scrittura precisa e coinvolgente. Credo proprio che comprerò il libro!
    Un saluto, Maria Luigia
    🙂

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  7. cara M. Antonietta,
    la storia della “Ra” è nota ad una vera elite… Gli studi di antropologia comparata ne hanno dimostrato la diffusione in vastissime aree del Sud. La spiegazione labirintica evidenzia il mio leggere frettoloso. Mi sembra giusto farti tanto… di Cappelli
    Buona giornata
    OTTAVIO

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  8. Cara Maria Luigia,
    sono sinceramente colpita dai tuoi complimenti. Se leggerai il libro, sarà interessante confrontarci.
    Comunque è appagante sentire che qualcuno – tanto più se, come nel tuo caso, non si tratta di un “lettore occasionale” – si senta attratto o semplicemente incuriosito da un’opera dopo aver letto un tuo intervento.

    Grazie anche per questo.

    Ti abbraccio affettuosamente

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  9. Per Ottavio:
    “Cappelli” accettati… ma solo se sarò invitata ai futuri convegni sulla “Ra”… voglio entrare a far parte di questa vera élite

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  10. Cara Maria Antonietta, apprezzando moltissimo le tue conoscenze, in particolar modo sulle culture tradizionali del Meridione d’Italia,
    credo che tu sappia moltissimo sulle disquisizioni linguistico-sociologiche sulla “Ra”, sulla nascita del termine e sulla sua diffusione. So che si sta preparando un nuovo convegno a Napoli per il 12 settembre, presso la saletta “B” del Centro Studi Filosofici, e visto che coincide anche con il tuo onomastico potresti intervenire e offrire libaggioni a tutti i partecipanti. Sulla conferma della data ti farò avere maggiori certezze.
    Auguroni anticipatissimi!!!
    OTTAVIO

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  11. Caro Ottavio,
    credo proprio che ci sarò. Ma credo sia giusto tu sappia che il mio onomastico cade il 13 di giugno, festa di sant’Antonio da Padova… tra una decina di giorni.
    Maria Antonietta

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  12. bene bene! mi fa piacere si apprezzi la vera letteratura. eh eh. a tal proposito un avviso. sempre dello stesso cappelli, che ho avuto la fortuna di conoscere in gioventù e poi di rincontrare casualmente nel corso della mia avventurosa esistenza, è appena stato ripubblicato il leggendario parenti lontani. beati voi che non l’avete ancora letto! eh eh.
    guido cieli

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  13. Beato te, Guido Cieli, che hai avuto la possibilità di conoscere Cappelli! A noi, eh eh eh, resta il piacere di scoprire ogni tanto una storia e un narratore che lascino un segno.

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