SCRITTORI & SCRITTURA – Incontro con Gina Labriola [7]

Viaggio dentro i ‘paesaggi interiori’ di 20 scrittori italiani
(rubrica settimanale a cura di M.P. Ciancio – VII appuntamento)

Scrivere è un atto solitario, intimo e privato. Ci vuoi raccontare che significato ha per te la parola scritta  e come vivi il rapporto della scrittura con “l’altro” e con il mondo esterno?

Nell’intervento di questa settimana, l’ironia giocosa e accattivante di Gina Labriola:

Perché scrivo…

Volevi sapere perché scrivo?

Le donne di famiglia
fabbricavano gnocchi come gigli,
ricamavano gigli come gnocchi
e avevano labbra sugose,
voci di nenie antiche.
Ballavano e suonavano
e gli tergevano il sudore
con lini freschi dalle casse antiche,
che sapevano la quercia ed il sapone,
lo spigo, il bucato fatto a mano.

Gli offrivano latte
chi sa dove munto.
Lui mordeva ciambelle come seni,
e capezzoli duri come olive,
e ne sputava il nocciolo.
Ma io chi ero,
nel millenario harem di famiglia?
Non sapevo ballare né cantare,
né immergere le mani
nell’oro fuso
delle ciambelle fritte.

Le donne di famiglia
covavano tra i seni
uova di colomba, ma solo
nei giorni di astinenza,
per lui,
per le sue labbra di signore,
padrone di tutte le ciambelle,
di tutti i seni,
di tutte le follie,
delle rose nei vasi di cristallo,
di quelle nei roseti,
di quelle in boccio,
di quelle già appassite,
e poteva a suo piacere
infilzare in una spina
un tordo, un usignolo,
il cuore di un poeta,
e metterlo allo spiedo.

I giardini avevano sui rami
frutta già candita,
per la sua eterna,
un poco zuccherosa giovinezza.

Ma io che facevo?
Bruciavo le ciambelle
e mi scottavo il dito.
Non ballavo,
non sapevo la ricetta del decotto.

Colsi allora un fascio di sparti
lungo il fiume al mio paese
e imparai dalla mia gente
ad intrecciarli.

Ceste a raggi come soli,
giallini, un poco spenti,
e panieri per contenere le sue storie,
canestre per le uova dei suoi giorni.

Così divenni aedo
e cantai le guerre,
tutte quelle vinte,
cancellando, se ce n’erano,
tutte quelle perse.
Cantai storie d’amore, le sue,
cui prestai sempre gloriosa fine.
Illustrai la storia
del suo eterno giorno,
bruciando le mie carte.

Di che mi lagno, poi,
se rimango al buio?

Ad intrecciar sillabe,
gigli di zucchero,
rose di pasta,
gnocchi di parole,
non ci siamo accorte
delle mani illividite…

E forse ci vuol altro
che un balsamo d’ironia!

No, la scrittura non è stato mai per me un fatto privato, né intimo, tanto meno solitario.
Per la poesia, è stata un’esperienza “cyranesca”, naso compreso.

C’est une expérience à tenter un poète.
Veux-tu me compléter et que je te complète?
Tu marcheras, j’irai dans l’ombre à ton coté:
Je serai ton esprit, tu seras ma beauté.

Per la poesia, “ l’altro”, o “l’altra”, l’amico, o la nemica, erano sempre vivi e presenti, e, come Christian, il fortunato rivale di Cyrano, si servivano dei miei versi per rimorchiare altrove. A me dovevano bastare trofei, medaglie, coppe e attestati di merito, e ho finito per appagarmene.
Sono diventata poi cantastorie. E come vuoi che un conteur non abbia un pubblico vivo, presente, pronto a fischiare o ad applaudire?

[ottobre 2008]

NOTA

Nata a Chiaromonte (Potenza), è laureata in lettere classiche. Risiede a Parigi. E’ vissuta undici anni in Iran, lavorando presso l’Istituto Italiano di Cultura di Teheran, collaboratrice dell’ISMEO (Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente), corrispondente dell’ANSA, e lettrice presso l’Università di Teheran. E’ vissuta poi in Spagna, a Barcellona. Ha insegnato Lingua e Letteratura italiana presso l’Università di Rennes, in Bretagna.

Principali raccolte di poesia

Presso l’Editore Laterza di Bari:
Istanti d’amore ibernato (Premio Gatti, Bologna 1972 – Premio San Valentino Terni 1973)
Alveare di Specchi (Premio Il Ceppo Proposte, Pistoia 1974)
In uno specchio la fenice (Premio Dino Campana, Marradi, 1982)
Fantasma con flauto (Premio La Madia d’oro, L’Aquila 1993 Ed. La Madia d’oro).

(nella foto in alto Gina Labriola, foto di Dario Caruso)

Presso “Scena Illustrata”, Roma, 1988:
Poesie sur soi/e (Premio Alfonso Gatto, Salerno 1989)
L’exil immobile introduzione e traduzione di Philippe Guérin, Ed La Folle Avoine, Bedée (Bretagna) in collaborazione con la PUR (Presse universitaire de Rennes).
Istanti d’amori ibernati, Commedia in due atti, con Enzo Vetrano e Stefano Randisi, Edizioni dell’Oleandro, Roma 1996.
Poesia su seta (testi per i pannelli dipinti), 2000
Storie del pappagallo in corso di ri-stampa, Roma 2003
Dal Sinni alla Senna (inedito)

Numerosi premi per gli inediti: tre nell’estate 1998: Rotello, Quarrata e Spallicci. Nel 1999, premio Marco Tanzi, Signa (Firenze), premio Urania per La Senna e il clochard (Milano), premio a Lauria per narrativa poesia e creazione artistica (5 dicembre 1999).

Narrativa (per ragazzi):

-Il diavolo nel presepe premio “Una storia di Natale” ed. Interlinea, Novara 1999, seconda edizione illustrata 2002.
Storie della Pignatta, premio Corbisiero 2000, Ed. Il Grappolo, Salerno maggio 2001

Presso la Casa Editrice “Il Capitello” di Torino,:
Storie del Samovàr (un romanzo al tempo dello Sciah Pahlavì: da Maometto a Khomeini); premio “Giovanna Righini Ricci” 2002 (Conselice, Ravenna), premio Cassa di risparmio di Cento, 2004.
Storia d’amore con cipolle (estratto da Storie dell’Amor No), in Pensieri di donna Antologia, Melagrana editore CE 2008

Saggistica e traduzioni:
Sette Profili (poeti contemporanei italiani) 1970 Presso l’Editore Franklin di Teheran:
Nel paesaggio mentale Antologia di poeti italiani, Gambrinus Lille, 1987,
Poesia francese di frontiera Nell’Antologia europea di Fabio Doplicher Ed. STILB, Roma 1990
Iran, quasi un amore Poesia persiana Ed. Poetica, Edisud, Salerno 1990
Dal Sinni alla Senna Saggio su Isabella Morra .Traduzione del dramma che André Peyre de Mandiargues ha dedicato alla poetessa di Valsinni) Ed. Osanna, Venosa 1991
L’aube est toujours nouvelle (Sempre nuova è l’alba) Ed. Maison de la Poésie, Nord/ pas de Calais, Beuvry 1994
– Ha collaborato con Armand Monjo alla traduzione di E’ fatto giorno di Rocco Scotellaro:
Metaponto (Le poète so/urcier) Saggio su Albino Pierro. Traduzione in collaborazione con Philippe Guérin. Ed. Orphée La Difference. Parigi 1996.
-Defense de Stationner (Divieto di sosta, Halteverbot) di Armand Monjo, ed. in francese, italiano e tedesco, En Forêt, Druck, Vögel, Stamsried (Germania) 1998

E’ presente in molte riviste e antologie
Le Rose e i terremoti, di Ettore Catalano); Le Lucane di Rosa Maria Fusco. Tradotta in persiano, francese, inglese, spagnolo.
Numerosi i premi per inediti.

Trascrive e illustra su seta i suoi testi poetici.

Esposizioni dal 1982 al 1992, tra le più prestigiose: a Milano (Tecoteca), Bari (Libreria dell’Arca), Bologna, (Galleria Il Caminetto 1988), Policoro (Museo della Siritide, 1988) a Sinigallia (Festival L’Europa è donna, Rocca Roveresca 1989) Maratea (Parco Tarantini, 1987), Espace Orphèe a Parigi (1989), Castel dell’Elmo a Salerno (1989) in occasione del premio di poesia « Alfonso Gatto », Istituto italiano di Cultura a Clairmont Ferrand (1992). Maratea, Centro culturale, 2000. Libreria Guida, Francavilla sul Sinni, 2003, 2005. Sapri (Sala Comunale (2005). Prossimamente (2008-2009a Rennes, a Parigi, a Bruxelles.

(nella foto in alto Gina Labriola, foto di Dario Caruso)

16 risposte a “SCRITTORI & SCRITTURA – Incontro con Gina Labriola [7]

  1. carissima maria pina ti sono grato per aver presentato una Poeta dal volto bellissimo, aristocratico, da gran Signora di questo nostro sud che, tra tanta e troppa gentaglia immonda (basta vedere i volti di camorristi, mafiosi, ‘ndraghettisti&similari: ammetto di essere un tantino lombrosiano e non me ne vogliate!) “illumina d’immenso” territori culturali affascinanti e ricchissimi… questa lirica, poi, è di una tale immanenza tra l’ironico e la sottigliezza allusiva che fa venire desiderio di operare metamorfosi colorate e timbriche sempre se la tua Amica Poeta consente.. con stima ricordo le mie “…donne di famiglia… avevano labbra sugose,
    voci di nenie antiche…”
    roberto matarazzo

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  2. Autoironica e raffinata, Gina Labriola ci propone una poesia viva, pulsante, dove s’intrecciano vita e parole, cesti e sillabe.
    Complimenti
    Un caro saluto
    Antonio

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  3. PER MAPI

    Prima c’era una sfera di cristallo, iridescente. Vi si muovevano, evocate dalle maghe, immagini perdute nel tempo o nello spazio, mute, a volute, come pesci in un acquario.
    La maga era vecchia e brutta, la sfera di cristallo appannata dalle sue dita adunche e non sempre perfettamente pulite.
    Ci fu poi una lampada che evocava magiche e servizievoli creature. Funzionava a petrolio, ma con la crisi del carburante, era passata di moda. Puzzava di nafta e serviva solo a lui, ad Aladino che ne fu il fortunato proprietario.
    C’era la posta con le lettere, i telegrammi. C’erano le rose rosse, anche se non sempre erano rosse. C’erano anche i messaggeri, in carne ed ossa, che qualche volta erano intercettati o scambiavano mittenti e destinatari.
    Poi arrivò un Quadrangolo, e si sedette ad un tavolo. Bianco o nero. Dei tasti, tutto legato a fili, a tubi. Nomi strani. Ancora formule magiche, ma la maga era diventata giovane e bella, e in quello schermo faceva scambiare idee, viaggiare parole e pensieri tra persone lontane, che non si erano mai viste, che non si sarebbero mai incontrate. Attraverso l’etere. Parole, pensieri, legati in lunghe scie variegate come cirri di nuvole.
    Sconosciuti assaggiano gnocchi come gigli, annusano gigli profumati come gnocchi, creazioni di una poetessa a cui piace sempre scherzare… forse solo per finta, per non commuoversi troppo.

    ***

    Una lunga scia di nomi, volteggianti in uno schermo luminoso più magico di una sfera di cristallo. Sconosciuti, lontani, diventati amici e vicini, nell’incantesimo di Internet!
    Bianca, Eleonora, Nic, Roberto, Nicola, Giulia, Domenico, Antonio, Luciano, Viola, Francesco, vi ringrazio tutti. Conosco personalmente solo due di voi; spero incontrare gli altri.
    Con infinita riconoscenza ringrazio Maria Pina, la maga informatica che fa crescere la nostra Lucania, scoprendone e facendone conoscere aspetti sempre nuovi e diversi.
    Grazie amici, grazie Mapi, che ci porti in giro per il mondo!
    Da Parigi, il mio affettuoso saluto.
    Gina

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