Trecentosessantacinque di Mara Sabia

Testo selezionato dalla Commissione di lettura al Concorso Letterario “Volti e luoghi di Basilicata 2008″ (sez. Poesia).

Sai,
volano ancora i falchi
sulla mia terra.
E sono esseri regali
Magici, ammaliatori.

Conosci distese immense di alberi?
Un cielo alto senza limiti?
Lune d’avorio tra gli ulivi ed il vento?…

Vengo io da un luogo arcano
Dove i re si mesciono ai briganti,
ove la passione è densa
come il vino rubino.

Vengo dalla miseria più opulenta che esista,
ove la morte non chiede oboli
ove Dio ha mandato solo i suoi servi.
Ho origini d’oro e coltelli e croci.

Qui raccontano ancora
Di contadine come principesse
Secoli di donne
Da bruni capelli
E schiene bianche curve
Altere di bellezza altra.

Occhi come ebano
E oro come grano.

E canti come Veglie a Venere
Aleggiano
Nel vento, lo stesso
Di mille anni di gonne fa.
E occhi di castello
E mani di lavandaia
E labbra di amante ferita
E stille d’alba
E sere di meretrice
E vergini in processione.

– Terra d’incanto
terra di scanto!-
365
Milioni di orme
Di femmine scalze
365
Milioni di luci
Sorrisi aperti e storie truci.

Donne madri
Spose figlie
Suore e cortigiane
In ogni dove!

365

E l’ultima,
quella dallo sguardo desueto
che l’amore fece folle
che l’amore fece amara
resa amara da follia
nelle notti di luna
-aspetta-
una novella Elena degli Angeli
(che in terra di Lagopesole lo sanno)
-aspetta-
e un amore brama, oramai lontano
-aspetta-
e ancora canta canta conta e aspetta…

“- Non c’è universo di ghiaccio
né violenza di livido
né primavera di velluto
che possa portarmi via
dalla malattia che mi costringe l’anima.

Giorno muore
e giorno sale,
fluente
nell’oceano del tempo
e non c’è notte di sonno
né veglia d’argento
che possa salvarmi
dal veleno di cui mi sano
quale unguento -“.

Mara Sabia

Mara Sabia, Avigliano (Potenza) 1983

3 risposte a “Trecentosessantacinque di Mara Sabia

  1. Affresco clessicheggiante, richiama immagini di un altro mondo e di un’altro tempo. Bella ma la poesia moderna è un quadro astratto in cui ognuno di noi vede quello che vuole e che può. Tutta da interpretare. Oggi la Lucania non è questa, spero che non lo sia altrimenti ritorniamo all’immagine del contadino e l’asino e del piangersi addosso Oggi la poesia non deve dire ma soltanto dare la possibilità di immaginare…intuire, aggredire con un sussulto, e grande leggerezza. Un quadro classico nel 2009. Complimenti

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