Testo selezionato dalla Commissione di lettura al Concorso Letterario “Volti e luoghi di Basilicata 2008″ (sez. Poesia).
Spiavo Matera ocra silenziosa
il suo fiero cuore sotterraneo
gli ipogei severi.
La piazza sbilenca
cosparsa di vecchi
cotti nei visi, lenti nei passi, neri nell’abito.
Cadenzano
strascichi tronchi
le loro voci, le mani.
Spiavo la tua sorpresa
distratta dai vicoli in quiete.
E due occhi di bimba
la sua nera frangetta
la gonna corta bianca.
Sporgeva dall’uscio
tirando la tendina traforata.
Dietro un vecchio
disteso nel suo letto,
bianco di marmo il lenzuolo tirato al volto,
bianco stagnante l’odore di cera colata.
Santini,
in ritratti.
La cornice più spessa ferma
il sorriso maestoso d’un Padre.
Il letto è alto
in ferro battuto.
La luce bloccata dalle persiane si incunea
in tagli di calore.
Aspiro, una volta.
Trattengo, aspiro.
Tanfo marrone di bitume
mentre litanie ballonzolano ai piedi del letto.
Spiavo ogni sospiro della morte,
la sua pelle liscia.
Non ho nulla da chiedere, da rivelare.
So che la morte ha vetrate liquide.
E stalagmiti di luce.
Io non ho paura.
Spiavo la gioia d’un gioco d’amore.
Acciambellata al sole,
senza fretta,
senza scopo.
Mi tocchi
e so d’essere una,
senza fatica,
senza ragione.
La forza di un contorno
che traspare ma non soggioga.
Tienimi mentre mi accarezzi.
Se tremo,
ogni poro combacia con il tuo.
Tienimi,
perché ogni bacio mi strappa una radice.
Erminia Daeder, Taranto 1959
Leggendo questi versi mi pare di avere davanti agli occhi tutto il fascino misterioso di quella
antichissima e unica al mondo, città lucana con i suoi “ipogei severi” , “gli stalagmiti di luce”. Veramente una descrizione vivida e autenticamente umana. Complimenti all’autrice!
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