I l m a t t o n e d e l p o e t a
(Quarta parte)
Se i torrenti di parole, rotti gli argini
provocassero alluvioni,
se i versi, accartocciati a palla,
in una notte d’amore mancato,
provocassero valanghe,
allora sì, amici poeti
ci guarderemmo bene,
dal continuare a vomitar parole.
Diventeremmo scimmiette cinesi
con le mani sugli occhi,
sulle orecchie e sul muso.
Ad ognuno di noi
si potrebbe assegnare un mattone,
solo uno, da incidere, come si vuole,
in caratteri cufici, greci, o latini.
da portare in bilico, poi, sulla testa.
Invece della nostra boria parolaia
vati cialtroni,
(una bolla di sapone al posto della testa)
telamoni di noi stessi
porteremmo in testa, inciso a fatica,
ma uno solo, per tutta la vita,
l’umile messaggio di un mattone.
un inedito di Gina Labriola
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