Spunti (di)versi con… Lucio Zinna

I POETI SI RACCONTANO 5
Interviste sulla poesia a cura di M. P. Ciancio per il blog letterario LucaniArt Magazine

Poesia: passione, libertà…
Fare poesia non è un hobby, è una scelta di vita. Essere liberi ne è elemento quintessenziale. Un poeta in vincoli moltiplica la sua sofferenza, ma rimane libero, dentro.

I desideri di un poeta
Parecchi non differiscono da quelli dell’uomo comune, ma ce ne sono altri che confinano con l’utopia. Che la parola poetica possa, ad esempio, sconfiggere il male del mondo. Un desiderio li riassume tutti: misurarsi con l’eternità.

Una tua definizione di poesia
Non ci provo neppure. È stata data, nel tempo, una miriade di definizioni, tutte parziali. La poesia si rivela insofferente alle definizioni (le quali, anche etimologicamente, limitano, circoscrivono), proprio per il suo porsi − costantemente, perfino con gli strumenti più usuali − come una sfida all’impossibile. Meglio lasciarla andare dove vuole e sentirla come ognuno riesce a sentirla.

Il ruolo della poesia oggi
Ritengo che la poesia sia costituzionalmente “fuori ruolo” o che, se debba averne uno, sia −  tautologicamente − quello di essere se stessa: poesia. Ma è anche vero che oggi, con il rischio crescente di plurime forme di barbarie, spesso proposte e diffuse in maniera subdola, un poeta non possa trincerarsi nell’ars gratia artis. E allora è bene pulsare la leva dell’attenzione: ai falsi miti, alle prevaricazioni mascherate, alle soggezioni propalate come liberazioni eccetera. Lo smascheramento è pur sempre nel DNA della poesia.

Da dove viene la parola del poeta
Da dentro, da fuori, dalle radici della terra, dagli spazi siderali, dalla gioia, dal dolore, da altro ancora. Credo che i poeti se lo siano sempre chiesto e che scrivano versi anche per scoprirlo.

I tuoi poeti preferiti
Molti e diversi fra loro. Lucrezio, Dante, Ariosto, Foscolo, Leopardi, Baudelaire, Emily Dickinson, Milton, Valéry, Whitman, Soupault, Jeffers, Pessoa, Campana, Quasimodo, Scotellaro, Buttitta, Piccolo, Luzi, Ripellino, ma faccio torto a tanti, scomparsi e viventi. C’è di più. Quando leggo un libro di versi, o anche un solo testo, che mi piaccia veramente, l’autore, famoso o oscuro che sia, accede automaticamente tra i preferiti.

Almeno tre libri di poesia da cui non ti separeresti mai
Sarebbe una lacerazione profonda separarmi dai libri di poesia che amo (inclusi molti testi di narrativa, poiché, com’è noto, la poesia è anche lì). Costretto a scegliere, non mi separerei dal “De rerum natura” di Lucrezio, dalla “Comedia” di Dante, da “I Sepolcri” di Foscolo, dal “Cimitero marino” di Valéry e dai “Canti” di un tal Giacomo Taldegardo Francesco di Sales Saverio Pietro Leopardi.

Un poeta sopravvalutato
Ne avrei due, viventi, sulla punta della lingua, dove li lascio stare, per carità di Patria. Sono celebratissimi e fra i più insipidi (specie uno dei due) che siano apparsi dall’unità d’Italia ai nostri giorni. Ci sarebbe, nel nostro Paese, almeno un quarto di Novecento da riscrivere.

Un poeta sottovalutato
Lorenzo Calogero, calabrese, scomparso nel 1961. Dino Campana non è adeguatamente considerato in rapporto alla sua grandezza. Anche Ignazio Buttitta.

La tua prima poesia
Mi pare non avessi ancora compiuto quattordici anni. Parlava della campagna e del mio desiderio di andarmene da casa. Era un sonetto e ci misi un po’ di tempo per far quadrare tutto, poi lo tenni due o tre giorni, per cosi dire, in salamoia, e poi lo strappai per timore che lo leggesse qualcuno.

Il punto di partenza della tua poesia
È pure quello di arrivo. Il tempo che trascorre e ci frega tutti, anche senza rendercene conto.

Un verso che avresti voluto scrivere
«Dolce color d’oriental zaffiro». Piaceva molto anche a Borges.

La poesia che più ti rappresenta
Escludendo le poche poesie scritte per divertissement, che connotano un aspetto marginale, le altre possono considerarsi tessere, di diversa dimensione, di un unico mosaico.

Il tuo ultimo libro
«Poesie a mezz’aria», edito nell’anno in corso nella collana “Il Graal” di LietoColle. Sono ventuno testi.

Le tracce tematiche che lo caratterizzano
La ricerca dei fili, più o meno reconditi, che transitano nel quotidiano e lo superano; la grandezza di certi aspetti, apparentemente trascurabili, del vivere o di singolari figure umane che il tempo destina ad essere travolte; la difficoltà di tracciare consuntivi esistenziali; certe atmosfere sospese o certa condizione di sospensione del nostro esistere. A “mezz’aria”, in fondo, si pone la stessa poesia. Se guardasse troppo dall’alto, le sfuggirebbero gli aspetti minuti del vivere, insopprimibili per comprendere l’esistenza nelle sue intime pieghe E se guardasse troppo dal basso, rischierebbe di lasciarsi sfuggire quella dimensione dell’oltre che è la sua meta.

Una definizione della tua poesia
Posso dirti solo che il “far poesia” è per me un modo di vivere, del quale non saprei fare a meno e che si configura per me, come ho avuto modo di dire in altre occasioni, quale mezzo per capire il mondo e, nel contempo, tenerlo a distanza.

Keats sostiene che il timone della poesia è l’immaginazione, la fantasia le vele, e l’invenzione la stella polare. Cosa aggiungeresti?
Il pensiero, la ragione, ossia il legno, il fasciame.

La qualità che apprezzi maggiormente in una poesia
La capacità di esprimere motivi nuovi o motivi di sempre in modo non ancora udito,  giungendo simbioticamente al cuore dell’argomento e a quello di chi legge.

Il futuro della poesia
Forse avrà concorrenti temibili, che non la scalfiranno se saprà mantenersi coerente con se stessa, evitando la spettacolarizzazione, e  se contribuirà a lasciare il mondo un po’meno peggio di quel che è.

Un consiglio ai giovani poeti
Leggere molto, scrivere molto, pubblicare poco. Soprattutto non tradirsi per voler apparire a ogni costo.

Un tuo dono ai lettori di LucaniArt
Il mio cuore può bastare?  Benché un po’ malandato, è quello di un amico.

© Intervista a cura di Maria Pina Ciancio, esclusivamente per il sito internet LucaniArt Magazine

10 risposte a “Spunti (di)versi con… Lucio Zinna

  1. Lucio Zinna non è soltanto un magnifico poeta, ma anche un raffinato “pensatore” e questa intervista è sicuramente illuminante per chi cerca di esperire l’area della poesia. Ciao, Lucio, è stato un piacere re-incontrarti seppure in questo luogo virtuale.
    anna maria bonfiglio

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  2. Non è dato agli uccelli

    Il canario prigioniero trascorre le ore
    tra canto becchettio e voli (dalla base
    all’altalena in dondolii di rassegnazione)
    fino a che giunga un benefico sonno.
    Che può sognare – il capo sotto l’ala –
    se non l’aria – lo spazio – oltre le sbarre
    e tegole e grondaie sbiadite nel ricordo
    e dopo queste il cielo? Una vita protesa
    all’usciolo nell’istante che s’apra
    per il cibo e restii incustodito. Anche noi
    sempre attenti all’usciolo e chi non fugge
    (chi manca d’occasioni o non le coglie)
    può tentare (non è dato agli uccelli)
    la propria gabbia di mutare in voliera.

    Lucio Zinna

    .
    In casa, nella mia stanza, al centro e sospesa, si trova una vecchia gabbia per le tortore. Ha più di cent’anni, e i tarli se se ne sono cibati, avidi di quella polpa, ma: è ancora lì.Contiene fogli di epoche diverse, con i versi di amici, lettere di ex allievi, miei scritti.La porticina è aperta,ma la luce, intrappolata all’interno della gabbia e dentro la forma di una semplice lampadina,non ha problemi ad uscirne, non vista,producendo altre ombre, alle pareti della stanza, dove mi trovo io e gli altri che in essa vi entrano. Faccio notare che la gabbia non è lassù, sospesa, ma intorno e, dentro, tra le sbarre fattesi dombre, ci siamo noi,già catturati in qualcosa che è ombra e luce insieme.
    Ho trovato, attraverso questa intervista, molte affinità di pensiero con l’autore.Ringrazio vivamente entrambi.fernanda

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    • Grazie, Fernanda, per avere pescato quella mia poesia dedicata a un canarino in gabbia. Nulla mi rattrista più della violenza sugli indifesi e la privazione della libertà, specie se gratuita,lo è massimamente. La tua vecchia gabbia per tortore destinata a conservare versi e lettere è uno splendido modo di convertire uno strumento di privazione in un simbolo di liberazione. E valenza simbolica assume anche il ‘gioco’ di luci e ombre nella tua stanza, che finemente descrivi. Cordiali saluti e auguri.

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  3. Sulle tracce della tua intervista, scopro di una bella amicizia e di un fittissimo rapporto epistolare tra Lorenzo Calogero e Leonardo Sinisgalli -prefattore tra l’altro de i Dittici e altro poeta meridionale che si annovera nell’elenco dei sottovalutati!

    *

    i miei auguri di buon anno Lucio… sto dentro la tua “definizione di poesia”

    Mapi

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    • Grazie,cara Maria Pina, a te e agli amici di LucaniaArt: quelli da me conosciuti e quelli incontrati in quest’occasione. Rilevare sintonie è sempre importante.
      Sinisgalli è un grande, a cui non poteva sfuggire il livello di un poeta come Lorenzo Calogero.Tra parentesi: ho conosciuto personalmente Sinisgalli, che ho incontrato nel 1977 sul rapido Napoli-Roma, conversando con lui amabilmente di poesia e di poeti. Conservo anche una sua lettera datata 26.11.1977 in cui rammenta quel viaggio.
      Auguri di buon anno, Maria Pina, nella vita e nell’arte, per te e i lettori di questo magnifico blog.
      Lucio

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  4. “Da dentro, da fuori, dalle radici della terra, dagli spazi siderali, dalla gioia, dal dolore, da altro ancora. Credo che i poeti se lo siano sempre chiesto e che scrivano versi anche per scoprirlo.”
    Bellissima questa definizione, come del resto l’intera intervista.
    Grazie, e Buon Anno anche alla cara Mapi,
    daniela

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  5. Difficile definire la poesia, sono d’accordo con te Lucio, ma credo che dobbiamo aiutare gli altri a sentirla nello “smascheramento” di cui tu parli.
    un caro abbraccio
    margherita

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