Edoardo Sanguineti: «Gli scrittori lucani? Solo Sinisgalli»

In una recente intervista a cura di A. Di Consoli per Il Quotidiano della Basilicata, Sanguineti boccia Riviello e tra i poeti lucani salva solo Sinisgalli

A Roma Edoardo Sanguineti è stato appena una settimana fa, esattamente mercoledì e giovedì scorsi. E’ stato il suo ultimo incontro con la Capitale. L’ho intervistato a casa del critico letterario Filippo Bettini, che lo ha ospitato a Roma in occasione della settima edizione del Festival Mediterranea. E’ la sua ultima intervista rilasciata a un giornalista. Quando Sanguineti è salito a casa di Bettini, ho notato con sorpresa che camminava faticosamente con le stampelle; ma non era triste, anzi, era sorridente, e per tutto il tempo dell’incontro è stato come al solito battagliero e corrosivo, senza mai perdere quella straordinaria “gioia di vivere” che emerge da tutta la sua opera – anche se Sanguineti più volte ha sottolineato, anche durante la mia intervista, di essere un “ottimista catastrofico” (credeva fermamente che la catastrofe planetaria fosse imminente). Al solito, nell’ultima conversazione romana Sanguineti non ha lesinato valutazioni politiche a tutto campo. Ha ricordato i suoi esordi nel Pci torinese, la sua esperienza in Parlamento come indipendente (dal 1979-1983), i suoi rapporti con Pajetta e l’inimicizia con Leonardo Sciascia, a cui non perdonava le troppe lamentele sulla noia e inutilità dei ruoli istituzionali (…)

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3 risposte a “Edoardo Sanguineti: «Gli scrittori lucani? Solo Sinisgalli»

  1. QUEL PATAFISICO PARALONGILINEO MICROMORFO
    di V.S. Gaudio

    Nell’Enciclopedia delle Scienze Anomale[FORSE QUENEAU, Bologna 1999], Sanguineti viene ricordato, più che per la cattedra di epigonologia all’Accademia degli Informi, per la “teoria del brancolamento” di cui al suo Giornalino 1973-1975,Torino, Einaudi 1976, che si può riassumere in un mondo in cui i Brancolanti si ritagliano sfilatini,pregustando il companatico delle lapidi future, che, se vogliamo,è patafisico anche questo, un po’ come vuole Jean Baudrillard, insomma non mi va di tirare dentro Laborintus né tantomeno andare a ripescare la mia Lebenswelt[da inviare a Edoardo Sanguineti,datata Pantano di Villapiana 1976, su S/Z di Roland Barthes, Il Seminario su “La lettera rubata” di Jacques Lacan per averne indicazioni anche fisiologiche sul priapismo, che ebbe un’apparizione in rivista in “Fermenti”, credo(non me ne vorrà Carratoni se non cito il numero,visto che non riesco a trovarne copia)], che faceva parte del lotto, insieme a quella da inviare a Giuseppe Guglielmi,il “novissimo occluso”[Su L’amore dei sessi di Karl Jaspers, il Tantra Asana di Ajir Mookerjee, Ravi Kumar 1971, Roberta di Klossowsky per averne Décuplages], Andrea Zanzotto[sul giubilo trionfale delle oche leggendo Van Hout, O.Ducrot, Erik Stenius; è apparsa, mi pare, in “Lettera” la rivista che negli anni Settanta Spartaco Gamberini faceva a Cardiff], Giorgio Barberi Squarotti[sui miti Winnebago di cui a Paul Radin, i componenti semantici della deissi, “La coperta perduta” del volume XLII della Biblioteca delle Silerchie, 1960 Il Saggiatore], che non uscì nella plaquette de L’ARZANÀ, Torino 1981; mi tira invece questa collocazione nell’Enciclopedia Zanichelli citata, in cui, nella stessa pagina 75, dopo Breton, c’è la “teoria dei brevilinei e dei longilinei”, elaborata da Amintore Fanfani negli anni Trenta,che, sogghignate sogghignate, fa un tutt’uno, è patafisico,eh?, con la mia scheda riguardante Edoardo Sanguineti in “Bazar”[Alimentari, primizie,minuterie erotiche,surgelati, strumenti letterari, carni, bottiglieria, utensili, libri e corpi], Scaffale degli anni Settanta, pubblicato, di questo ho copia e la citazione è completa, Carratoni, nel numero 208 di “Fermenti”, Roma 1993: leggete un po’…

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    EDOARDO SANGUINETI.
    Poeta. Scrittore, anche e piuttosto nel senso di Roland Barthes. Bello. Stupendo corpo di fauno:lo proponiamo come “Poeta senza Vesti Indosso” per”Playboy”. Di lui(cioè del suo corpo) hanno detto: “Sessualmente deciso e positivo. Bel fisico,organi genitali potenti”(Gilbert Oakley); “[Sanguineti è] un fauno [che],seduto, lascia dall’uno e dall’altro braccio sfuggire ninfe(Stéphane Mallarmé); “[Sanguineti] guidava la danza corale delle ninfe nella notte,precedendo il mattino e guardando in giro dalle cime dei monti. Diverse storie d’amore si raccontano sul suo conto, in cui egli inseguiva ninfe, spesso con lo stesso risultato che aveva ottenuto Apollo con Daphne”(C.Kerényi). Il corpo sanguinetiano è un testo metafisico, nella accezione di Max Bense, in cui l’assurdo delle figure ridonda sulla pertinenza della connotazione e della denotazione fino a convertirla in impertinenza. Il corpo sanguinetiano è paradigma dello scetticismo e del cinismo: in ciò, stando a Karl Jaspers(cfr. L’amore dei sessi in La mia filosofia, Einaudi 1948), è profondamente erotico: esso esalta l’ebbrezza con una sorta di ludus amoris, quello joy d’amour della cortezia che contrasta la soddisfazione amorosa e che nel trovatore mistico Henry Suso è insieme gaudium e dolor.
    Il corpo del trovatore mistico Edoardo Sanguineti, come paradigma del dolor, ha un “indice di adiposità” magro, una faccia a trottola e un “indice di robustezza di Pignet” molto debole. E’ un longitipo deficiente in merito alla negatività della vita vegetativa: cioè un micromorfo paralongilineo con una sorta di oralità allampanata che ribalta il paradigma del dolor in gaudium.
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  2. Ha sorpreso un po’ tutti il giudizio negativo di Sanguineti su Vito Riviello . E dire che a S. non difettavano apertura intellettuale ed ironia , non tanto nella sua poesia quanto nello scambio dialettico con gli studenti , nelle università , nelle occasioni pubbliche . Certo , in ambito creativo , il massimo che possiamo rintracciare in S. è il guizzo sarcastico sorretto dall’azzardo intellettuale , dall’intarsio , dal fervore combinatorio ( e scombinatorio ) in ambito lessicale ; certamente altra cosa rispetto all’esercizio ironico / autoironico / giocoso praticato a tutto campo , nel pubblico e nel privato , dalla testimonianza di R. ; che resta ( credo ) , in ambito di invenzione verbale sulla scrittura , probabilmente il poeta più dotato del Novecento , degno erede del Berni , del Burchiello , del Rabelais e dello stesso Palazzeschi . Ma forse il giudizio tranciante di S. è mosso – come spesso avviene tra i grandi artisti – da una punta d’invidia o da un’alea di gelosia molto umana e certo non demonizzabile , qualcosa di assimilabile a un complesso di inferiorità che proscrive ogni oggettiva valutazione del talento altrui .
    ” Quella mattina ero in ritardo. / Per arrivare in tempo decisi di prendere una scorciatoia / un breviario come dicono i preti ” ( … ) . Vito era questo . E S. non era capace di confrontarvisi serenamente e di “perdonarglielo”. Succede anche ai migliori .

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