Spunti (di)versi con… Lucetta Frisa

I POETI SI RACCONTANO 27
Interviste sulla poesia a cura di M. P. Ciancio per il blog letterario LucaniArt Magazine

Poesia: passione, libertà
Sans passion il n’y a pas d’art – ha scritto Matisse. La poesia è libertà dello spirito, l’unica libertà che ci resta in condizioni di prigionia, fisica o morale. Forse la poesia mette radici e ali proprio in questa condizione. Un esempio per tutti: Osip Mandel’stam che scrive i suoi Quaderni di Voronez, La poesia è un lavoro duro e ostinato perché la parola poetica voli oltre ogni tipo di sbarre.

I desideri di un poeta.
Che il suo esercizio di poesia corrisponda specularmente a un esercizio di conoscenza. Un esercizio di approfondimento della realtà e di conquista di un’altra vista. Una sorta di veggenza, simile a quella del mistico. Si può essere mistici religiosi come mistici laici, atei perfino, e cercare comunque conoscenza, vivere “in stato di poesia”. Scrive il poeta catalano Gabriel Ferrater: “scriviamo poesia per il desiderio di vedere fin dove possiamo elevare l’energia emotiva della lingua.”

Una mia definizione di poesia.
Una cosa fatta di parole che nasconde un messaggio misterioso e desta in noi uno stato di allarme e stupore.

Il ruolo della poesia oggi.
Piena e consapevole inattualità, con scarsa possibilità di ottenere spazio, consenso e condivisione. Sì, sono pessimista forse anche perché non sono più giovane. Il suo ruolo è quello di mantenere viva e accesa la ribellione allo status quo, la resistenza alla superficialità dilagante, fatta di gossip, piattezza e volgarità, sia nella lingua come nel pensiero e nel modo di porsi nella vita e nella società. La poesia contiene in sé la realtà nella sua interezza simultanea e contraddittoria.

Da dove viene la parola del poeta
Da un’emozione di qualunque natura. Certe emozioni non colpiscono solo il cuore, ma la mente. Può essere la parola letta e ascoltata, un concetto filosofico, un’immagine quotidiana o imprevista. Un’immagine d’arte o della natura. Dall’esterno penetra – a nostra insaputa – nella nostra interiorità che la rielabora e traduce in parola. Tutto può diventare poesia. Siamo noi gli alchimisti, noi i ribelli controcorrente, noi che dobbiamo preservare lo spirito della poesia dalle aggressioni che continuamente la minacciano, ma, se l’alchimista e il ribelle sono dei mistificatori, i loro trucchi da apprendisti stregoni si smascherano da sé, prima o dopo.

I tuoi poeti preferiti
Guinizzelli, Dante, Ariosto, Gaspara Stampa, Dickinson, Baudelaire, Rilke, Stevens, Szimborska, Rich, etc. Ma spesso in alcune poesie, non nella loro opera intera.

Almeno 3 libri di poesia da cui non ti separeresti mai
Elegie Duinesi di Rilke, l’opera omnia della Dickinson, Quattro quartetti di Eliot, ma anche Les fleurs du mal di Baudelaire e Il mondo come meditazione di Stevens.

Un poeta sopravvalutato
Alda Merini. I suoi ultimi libri non sono all’altezza dei primi, splendidi. E’ l’aspetto massmediale e “patetico” intorno alla sua pazzia ad irritarmi. In libreria, i suoi libri si trovano e si vendono, quelli degli altri poeti…meno o sono introvabili. Cosa attira la gente, la magia reale dei suoi versi o la follia della poetessa internata in manicomio?

Un poeta sottovalutato
Molti, credo. Due giovani fra tutti, morti tragicamente: Lorenzo Pittaluga e Marco Amendolara. E quelli che non hanno raggiunto un minimo di visibilità come meriterebbero o sono stati fraintesi. Sui blog di poesia continuo a scoprire poeti entusiasmanti. Ben venga il web a colmare questi vuoti! Chi sono ormai i veri critici della poesia?

La tua prima poesia
A 11 anni. Un bellissimo mazzo di rose era appassito e mi toccò buttarlo nell’immondizia. Che dolore! E poi mi punsi…Dolore duplice. Fu un’emozione che mi fece “ragionare” poeticamente…

Il punto di partenza della tua poesia
Lo scirocco e la malinconia accidiosa, la variabilità metereologica mi creano uno stato di malessere, di torpore dal quale mi devo liberare scrivendo.

Un verso che avresti voluto scrivere
Tantissimi. Ma recentemente sono a contatto con la poesia della Rich e di G. Benn. Della prima…Temo questi fogli d’acqua/ questa vita inespressa. Di Benn Tutto è sponda. Eterno il richiamo del mare. Quest’ultimo avrei potuto metterlo tra le epigrafi del mio ultimo libro Ritorno alla spiaggia.

La poesia che più ti rappresenta
Apro un libro di Emily Dickinson, cerco a caso e la trovo.

Il tuo ultimo libro
Ritorno alla spiaggia, appunto. Ma sono anche particolarmente legata a L’altra (Manni,2001) e a Se fossimo immortali (Joker, 2006). Sono loro i miei figli, non avendo avuti quelli -ben più importanti- di carne e ossa.

Le tracce tematiche che lo caratterizzano
E’ il mio libro più intimo, più autobiografico ma non solo. Mare come origine, inizio e fine. Grembo materno del mare, la mia casa dell’infanzia. Il flusso ritmico sempre variabile che batte come onda sulla spiaggia (così qualcuno l’ha percepito confermando le mie intenzioni). La sua struttura circolare, quasi poematica e monotematica.

Una definizione della tua poesia
La lascio a coloro che la leggono. Pochi ma buoni. Rinaldo Caddeo, ad esempio, la definisce un impasto tra filosofia e stupor.

Keats sostiene che il timone della poesia è l’immaginazione,la fantasia le vele, e l’invenzione la stella polare. Cosa aggiungeresti?
Ma il ritmo, naturalmente, struttura vertebrale di una poesia, la caratteristica principale che la distingue dalla prosa. L’impasto sonoro. Di quest’ultimo era maestro insuperabile Hopkins, ma senza andare così lontano, qui da noi Amelia Rosselli docet. Diceva che la sua metrica si adattava strettamente al suo tempo emotivo, ha detto molte cose importanti che condivido sulla musicalità dei versi. Da parte mia, concepisco la poesia come uno spartito musicale.

La qualità che apprezzi maggiormente in una poesia.
Non posso parlare di una qualità separata dalle altre. Tutte dovrebbero coesistere (parlo al condizionale, che è la forma verbale del desiderio): il senso del mistero, la sua intensità, visionarietà, asciuttezza. E naturalmente, il ritmo-che è un’ossessione tutta mia. Dopo averla letta, deve lasciarmi lì, con le orecchie che ronzano e la sensazione di averci capito poco ma colpito molto.

Il futuro della poesia.
Non ne so nulla. Posso solo formulare un desiderio generico: che non se ne perda mai il seme, né come atteggiamento verso la vita e l’esistente, né come forma espressiva.

Un consiglio ai giovani poeti.
Leggere molta poesia. Da quella antica ai giorni nostri. La qualità della lettura influenza la qualità della scrittura. La poesia è anche un artigianato che si impara via via che si scrive, esercitando quel tanto di autocritica necessaria (non troppa, altrimenti diventa castratoria). Leggere e rileggere, memorizzare. La poesia è sempre frutto di memoria, sia che prenda per spunto di partenza la limitata autobiografia dell’autore o la poesia letta. Mai solo l’autobiografia…il poeta la sorpassa, va ben oltre. Fondamentale è nutrirsi della memoria letteraria. Troppi “poeti” oggi pretendono di fare tabula rasa del passato, comportandosi come le guardie rosse di Mao di buona (o cattiva) memoria.

Il tuo dono poetico ai lettori di LucaniArt

La rêveuse

(ascoltando Marin Marais)

Le cose si avvicinano
nella confidenza sonora:
lo stato della grazia
è la più alta illusione illuminata
dal sole animale.
La sognatrice
entra nelle creature
scuotendosi la polvere aliena della mente
le rispondono
anche i minerali come le costellazioni:
sono solo sogni
ma a diverse velocità del fluire
echi
contrappunti
della stessa placenta
dei solidi e liquidi
dei morti e dei vivi.
Lei attraversa
tutti gli stati d’animo come
il periplo dei venti
le fasi dell’incandescenza
ma si sente sbiancata
e non riesce a parlare.
Oppure è solo la stanza
vaso silenzioso?
Ancora non hai nessun profilo
– le dice il sogno -neppure
quello che i fari dalla strada
proiettano sul muro.

(Lucetta Frisa)

(intervista a cura di Maria Pina Ciancio, esclusivamente per il sito internet LucaniArt Magazine)

22 risposte a “Spunti (di)versi con… Lucetta Frisa

  1. Ringrazio molto Maria Pina che così gentilmente mi ha invitata a esprimermi in questa sede ricca di stimoli.
    Qualunque cenno di presenza mi è gradito, anche se negativo.
    lucetta

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  2. Un mazzo di rose buttato nell’immondizia e nasce un poeta. Un gesto da nulla da cui è scaturito un mondo. Condivido molto di ciò che ha scritto, sulla libertà, sul mistero, sulle emozioni, sull’alchimia. Il tuo dono poetico l’ho molto apprezzato. Grazie Lucetta, i tuoi “figli” sono sempre belli e sognanti e stranianti. un abbraccio antonella

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    • Quanto tu dici, o regina…mi conquista.Si, la poesia, la sua fonte primaria, è il dolore.Non c’è scampo.Mancanza, desiderio di quello che non c’è. Solo il dolore c’è sempre, l’osso duro della poesia.E tu lo sai.Ma, per fortuna, possiamo continuare a parlarne e tentare di attenuarlo un po’o di illuderci di poterlo fare.
      Grazie,lu

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  3. Mi sembra che anche questa intervista confermi la volontà di Lucetta Frisa di restare coerente con le sue idee, il suo mondo, e con l’aspirazione a “umanizzare” la cultura assimilata, rendendola adatta a parlare del tempo, delle speranze, delle imperfezioni, degli ideali e delle realtà. Sempre con un’ironia vivida, mai fine a se stessa, diretta a cercare, con tenacia e sincerità, ciò che di poetico esiste, e permane, nonostante le violenze e le assurdità dilaganti. Un’intervista ben ponderata ma anche spontanea e intensa, corredata da un bel “dono poetico”. Un saluto a Lucetta e a Maria Pina. I.M.

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    • si, dobbiamo tenacemente persistere a conservare, sviluppare e difendere l’aspetto poetico della vita-proseguire nell’illusione della sua esistenza, seminando nel vento i nostri versi…
      Grazie,Ivano, sempre tanto bravo e gentile
      lucetta

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  4. Riporta, Lucetta, molte voci, che le vivono il corpo e non sono un coro confuso, mare della sua memoria. In un corpo, che è anche il corpo di Lucetta, Lucetta nella poesia, come unico corpo, ci sono i figli e ci sono i genitori, ci sono addirittura i nipoti, i figli dei figli, i futuri. C’è desiderio in quello che lei dice, e non lo nasconde, anzi, lo accende, che brilli, che scoppi e si espanda, vada oltre la distanza dei confini, delle sponde del mare in cui rimbalza. Ha un voce che permane Lucetta, non resta assorbita nella sabbia e ti svola incontro, ancora e ancora, più di una volta, aprendo un cancello che sembrava tagliare corto il percorso tra un inizio e una fine. Non c’è.L’inizio è l’iniziato e anche l’iniziatico percorso, la fine non sta che nel mezzo, nel momento in cui il fine resta anch’esso cammino e non meta, a metà tra il possesso e la perdita, persino di se stessi, di quel profondo che ci sostanzia e che, a volte, si fa sentire perché preme più forte, ci assilla, ci scortica, addirittura ci ossessiona. Condivido, anche se in modo diverso, molte onde, il travaglio e il rischio di alcuni moti ondosi, di cui dice Lucetta Frisa, la cui parola è, per me, un anello, un cerchio la sua struttura. La bellezza, per me, sta nel poter percorrere il cerchio, oppure, ecco il magnifico rischio, ci si può tuffare e naufragare. Vengono allora incontro quelle sponde da cui Benn riporta una voce, il richiamo del mare. Ringrazio molto Lucetta per questo viaggio nel fondo e nel profilo del suo mare e naturalmente Maria Pina per il lavoro che continua a svolgere con amore, pazienza e passione. Un grande abbraccio ad entrambi. ferni

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    • Ti ammiro, cara Ferni per la tua traboccante espressività simile alla tua generosità verso la parola poetica e verso chi la usa-o tenta di usarla- come sa e può.”Il profondo ci sostanzia,ci assilla, ci scortica, ci ossessiona”. Non vedo altre alternative…Sperando che i naufragi ci riportino in un modo o nell’altro in superficie o sulla cosiddetta tale(dove, appunto, sta il profondo) come afferma,più o meno, Char.
      Ferni, grazie della tua visita sempre tanto arricchente
      lu

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  5. Un’idea di poesia, come ‘allarme e stupore’, molto vicina a quelle di Adonis e Bigongiari (la poesia come conoscenza attraverso lo stupore, in Bigongiari, e la la poesia come allarme, ‘shock conoscitivo’, in Adonis).
    Inappuntabili peraltro tutte le risposte – dai grandi autori citati fino ai consigli ai giovani poeti.
    Traggo lezione, in particolare, dal richiamo alla Dickinson, che non si rischierà mai di amare troppo.
    Dopo la lettura di questa intervista non può che rinnovarsi la mia simpatia per Lucetta Frisa.
    Un caro saluto a Lucetta e alla ‘nostra’ Mapi
    Antonio

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    • Perfetto il tuo commento e molto lusinghiero.Molte cose sono condivise e mi confermano certe mie idee, simpatie.Adonis e il nostro Bigongiari-un po’ trascutato,ora- che ha teorizzato splendidamente sulla poesia.I due sembrano lontanissimi,invece.
      Antonio gentile, critico di “polso” che stimo molto.(per parlare solo del critico).Grazie,lucetta

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  6. Beh, non si può fare la chiosa a quaunto un poeta dice: di sè, o della sua poetica; rimane questo tocco magico, di violati segreti, ma con tenerezza cosciente che fa sì che si possano aprire anche – le quinte dietro un testo, o la persona del poeta. Le preferenze le origini, tutto accresce lo stupore, l’importante è leggere il testo, con la libertà del prima e del dopo..
    Grazie, Lucetta, e grazie Mapi.
    Maria Pia Q.

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    • E se ti dicessi che il tuo commento mi ha scaldato il cuore, il corpo e la mente? preziosa e vibrante presenza la tua, Maria Pia cara e sempre squisitamente poetica.
      Grazie
      lucetta

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  7. a proposito di web…propio nel web ho scoperto lucetta Frisa e a proposito di bravi poeti scoperti nel web, trovo Lucetta una delle voci che mi hanno “stupito” e che mi stanno affascinando di più.
    “Filosofia e stupor?” concordo pienamente con Caddeo.
    Grazie Mapi per la rubrica molto interessante. un caro saluto a te, il tuo bravo ospite e agli amici intervenuti.
    roberto ceccarini

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    • caro Roberto Ceccarini ovvero redmaltese,
      le tue belle parole mi hanno provocato quel piacevole stato di stupor di cui sopra.Una piacevole sorpresa sapere che le mie poesie vengono lette con attenzione da un bloggista della tua levatura.
      Grazie di cuore
      lucetta

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  8. nutro molta simpatia per la scrittura di Lucetta
    mi piace il significato dato al lavoro poetico, l’idea di “memoria letteraria”, lo stimolo a leggere molto per costruire una identità, aggiungo non per forza (o solo)poetica
    la abbraccio ringraziandola del dono e della bella fotografia

    un saluto grande a Mapi

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    • Elina, nuova,preziosa amica che mi ha “regalato” Ferni attraverso il suo “Ponte del sale”.Chi lo attraversa …è un po’ come passeggiasse su una spiaggia grande e luminosa.
      Grazie per la tua visita molto gradita
      lucetta

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  9. mi ha coinvolto emotivamente ed intellettualmente leggere questa intervista, così ricca di intensità, stimoli, calore poetico e umano, a partire dai desideri di un poeta per arrivare al dono finale, magico come tutta al scrittura di Lucetta
    marina

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    • Marina cara, tu sai prfettamente cosa significhi l’atteggiamento poetico verso la vita dato che lo vivi nella tua pelle.
      Ti ringrazio,come sempre
      lucetta

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  10. solo una considerazione (ora proprio non ho la testa per motivi personali) circa lucetta, poeta dalle dotri straordinarie fatte di grande sottile umanesimo, con stinma
    r.m.

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    • Grazie, caro Roberto, condivido il tuo dolore per una perdita così grande e sempre avverto la tua presenza d’artista e d’amico, seguendo il tuo solare lavoro che mi riempie i polmoni d’ossigeno
      lucetta

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  11. Ho conosciuto Lucetta sul blog collettivo VDBD, ma credo che il disvelamento chiaro di sè sia avvenuto quando mi sono ritrovata in casa tra i libri e senza saperlo, un piccolo gioiellino da lei curato su Emily Dickinson a cui fa seguito una sua breve silloge poetica dal titolo “La follia dei morti” (di una bellezza estatica e sublime)

    Diventa infinito il verbo
    che non si coniuga
    entra in ogni cosa
    va via nel nulla.
    Mi sposo con lui
    vado dove mi porta
    senza pronomi
    Sulla carta

    L.F.

    Un abbraccio a Lucetta per aver condiviso i suoi pensieri con noi e un saluto affettuoso a tutti i lettori di lucaniart
    Mapi

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  12. un grande abbraccio anche a te, Maria Pina. Vorrei non fosse solo virtuale. E grazie ancora per avermi offerto generosamente questa bella opportunità di esprimermi sulla poesia in genere e anche sulla mia.
    In quanto alla “follia dei morti” è il titolo di un mio libro del 1993(Campanotto) tutto composto di “canzoni”, una sorta di omaggio dai provenzali in poi.

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