POETANDO/ Rubrica di poesie sulla poesia (1)

In quel transito notturno, improvviso, viscerale ed ermetico, dal silenzio alla voce, sono germogliate da sempre mille domande e interrogativi sulla poesia, eppure “ciò che in fondo desidero/ da una poesia/ è/ che possa essere letta/ lentamente/ che si possa invecchiare/ tra una parola e l’altra”. Ecco una delle tante, belle e significative idee di poesia, quella di Goran Tunstrom, ma di seguito riporteremo i testi di alcuni amici poeti del nostro tempo, che hanno raccolto la provocazione e che con piacere hanno contribuito ad arricchire il dibattito.

Rituali di Marina Minet

La sera è un corrimano in salita
Un oracolo addormentato all’alba
Fra le pieghe di nebbie irrisolte

C’è questa fame di parole che mi segue
Come una bocca dentata che chiede
Che chiede
Che chiede, che chiede
Omicida
Un rituale su perimetri di discorsi
Verità protese
Spazi inviolati dove allevarmi i silenzi
Una vocazione inferma
Irrisolta
Una continua ricerca d’immagini
Senza spigoli né rotondità
Solo astrazione delusa

Cuciture su cuciture da protocollare
Con le unghie in adorazione estrema
Di tasti uguali
Di continuo simili a ieri, a domani
Monotoni nella parodia del rivelare senza dire
Silenzi e poi altri fino a fare chiassi inespressi
Sfumature
Ghirlande senza fiori precisi
Incostante collisione di cadermi addosso
Piogge su piogge
E mi muovo immobile
Con la muta castrazione del limite
E mai trovo poesia

Non ho compassione nelle mani
Né spazi vuoti per riempirli di parole
Solo orme
Dolori nascosti fra i cassetti
Della perseveranza scettica

Dei Poeti, amo i timori
La nobiltà delle ferite
Rivestite di magnolie

(Marina Minet)

6 risposte a “POETANDO/ Rubrica di poesie sulla poesia (1)

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  2. C’è questa fame di parole che mi segue
    Come una bocca dentata che chiede
    Che chiede
    Che chiede, che chiede
    Omicida
    Un rituale su perimetri di discorsi

    CHIEDERE, come mangiare qualcosa, qualcuno, rimasticarsi,dentro e attraverso ogni parola, la sostanza di cui siamo composti:un niente, un vuoto d’aria in cui s’infila il nostro fiato, un vortice amo-roso dalla volontà di esistere. Di quaòe strana e straniera (in)consistente pasta d’ombre è mai fatto l’uomo? E la donna come altro planetario che gli gira accanto in rivoluzioni di antimateria. Grazie per questa splendida navigazione.fernanda f.

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