Il diavolo nel presepe di Gina Labriola

Una favola lucana attraversata da una divertente ironia: un diavoletto buono finisce nel presepe mentre un angioletto discolo imperversa all’inferno. Una visione singolare del Natale raccontata a grandi e piccini.

31IP7HxdAOL._BO1,204,203,200_Un diavoletto buono finisce nel presepe, mentre un angioletto discolo imperversa all’inferno. Il diavolo nel presepe di Gina Labriola è una favola breve, di appena trenta pagine, attraversata da una divertente e leggera ironia, una visione singolare del Natale raccontata a grandi e piccini. Un lavoro davvero accattivante illustrato e curato dalla casa Ed. Interlinea di Novara. Da leggere. Un richiamo al mondo della fantasia, a quei racconti veleggianti fra veglia e sogno nelle zone più remote dell’immaginario. Una prosa vigorosa e poetica al tempo stesso che dal nostro passato recupera miti, leggende, simboli “folletti, diavoli, diavolesse, streghe, briganti”, che si contaminano a quelli del presente “ricchi emiri, petrolieri, multinazionali, striscioni pubblicitari” per riproporre l’ironica parafrasi della vita racchiusa nell’irriducibile “dualismo” degli opposti: il bene e il male, il bello e il brutto, l’essere e l’apparire. Ciò che incanta nell’angelo/diavolo e nel diavolo/angelo è la tendenza a situare il possibile al centro stesso di ciò che agli adulti “organizzatori” sembra impossibile. “Che roba è questa? Un diavolo nel presepe? Un angelo all’inferno?”. C’è nel racconto, attraverso la finzione letteraria, la possibilià di invertire l’ordine delle cose, fin quando “qualcuno rimise tutto a posto o credette di aver messo tutto a posto: Albus fu riconsegnato a Rosarosae, all’angiolessa sua madre e costretto a cantar litanie, e Focus, riportato, ammanettato e imbavagliato, a mamma Rubecchia…”. E così tutto viene ricondotto alla prassi ordinaria e stereotipata del reale, e la storia di Albus & Focus diventa sottile critica ad una società formale, disattenta, sprecona, rituale, dove però anche gli avvenimenti più “crudeli” si addolciscono carezzati da una lieve e serpeggiante ironia “…chi pianse di più quella notte fu il bambino nella mangiatoia per il gran pasticcio di chi ha spaccato il mondo in due come una mela, senza vedere dove scorre sangue da un mondo spaccato”. E mentre tutti sono occupati nei festeggiamenti natalizi, il bambinello tutto rosa nella paglia conclude: “Insegnare dove sono davvero bene e male? Sono tutti occupati in questa bella festa! E per non essere seccati, in questa gran baldoria, va a finire che mi mettono in croce anche quest’anno”. Una favola quella di Gina Labriola dai tanti messaggi e valori espliciti ed impliciti, dalle emozioni e sensazioni immediate, da leggere e gustare tutta d’un fiato e …magari da regalare per il prossimo Natale!

Maria Pina Ciancio

(Uno stralcio tratto dal racconto)

“Quella volta Focus Terzo l’aveva fatta grossa. Tanto grossa che sua madre era stata costretta a cacciarlo fuori di casa, cioè fuori dalla bocca dell’inferno, in mezzo alla neve, il 24 dicembre. Tutto accaldato com’era, non si poteva dire che fosse una cosa piacevole. Focus Terzo era l’erede di una grande famiglia di diavoli, tutti cornuti, con zoccolo di cavallo che sprizzava scintille e coda attorcigliata che terminava in una fiamma bluastra. Suo padre Ponsò e suo nonno Zolferino si erano fatti onore provocando liti, faide, vendette, omicidi, stragi, guerre; i suoi fratelli, Falò e Fumino, e la sorella Scintilla sapevano usare da maestri tutte le armi diavolesche: invidia, gelosia, maldicenza, tradimento, oltre, si capisce, al solito forcone, simbolo di tutti i diavoli dabbene. Gli antenati di Focus avevano al loro attivo non so più quante condanne a morte di non so più quanti ladri, briganti, banditi e assassini. Focus Terzo, però, era un erede degenere di tanta diabolica nobiltà. Sua madre, la diavolessa Rubecchia, bravissima a provocare litigi anche tra le donne più miti, per insegnargli il mestiere di diavolo lo metteva accanto a un bambino affinché insinuasse in lui la voglia di far capricci, di dir bugie, di disubbidire. Focus si addormentava con la testa sul cuscino della vittima, come se fosse il suo angelo custode invece che il suo diavoletto tentatore, e le teneva caldo, perché i diavoli scottano come se avessero sempre la febbre a quaranta tanto che, ad averne uno vicino, si potrebbe fare a meno della stufa….”

Gina Labriola, Il diavolo nel presepe, Ed. Interlinea (Le Rane), Novara 2002

(libro vincitore del Concorso Letterario “Storia di Natale 1999”)

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