Showtime di Vesna Andrejevic

Alessandro Bergonzoni

Alessandro Bergonzoni

«Racconti dal Kosovo all’Italia, che si snodano tra guerre, drammi, orrori, fuggiaschi e profughi, dentro un tempo dilatato del presente e del passato. La prosa a tratti ingenua e colloquiale, vive sospesa sta realismo e visionarietà onirica». (Maria Pina Ciancio)

Di seguito, un  estratto del racconto di Vesna Andrejevic (Belgrado, 28 giugno 1965), vincitore del “Concorso Pubblica con noi 2015” (sez. Racconto) indetto dalla casa editrice Fara di Rimini e selezionato dalla giuria del premio composta da Emilia Dente, Lucia Grassiccia, Massimiliano Bardotti, Maria Pina Ciancio, Niva Ragazzi, Roberta Leone, Sergio Pasquandrea e Subhaga Gaetano Failla.

La luce degli occhi miei

La luce è andata via di nuovo. C’è buio che si affetta sempre di più. Non è che io ne abbia paura, finora mi ci sono abituato, inoltre per me è sempre buio. Ma solo quando la gente dice che ci hanno tolto di nuovo la corrrente, a me sembra un buio diverso, un buio che odora diversamente. Tutto diventa silenzioso. Forse è così perché di solito con la corrente ci tolgono anche l’acqua e per questo non si sente nessun gocciolio. Poi fa freddo, il campo intorno alla chiesa è coperto completamente di gelo e la neve non scricchiola affatto quando cammini. È diventata anch’essa dura e così densa, sembra una pietra che non scoppia mai dal gelo. Non c’è proprio modo di sentirla. Come se si fosse nascosta da qualche parte e non volesse muoversi.

Dico,  non temo per me ma per la mia Mira. È andata al bosco a prendere il ceppo di Natale: stasera è la Vigilia di Natale, si fa sempre così, cioè si deve portare a casa il ceppo di quercia rossa che si accende al focolare e poi si fa una bella cena, però si mangia di magro. Ah, dimenticavo, prima si deve fare il segno della croce. E dopo non si deve assolutamente uscire di casa per non far scappare la fortuna. Altrimenti dovremmo supplicarla per tutto l’anno di venire a trovarci. A volte non ti sente bene, quando la chiami, e allora non viene e non ti rivolge nemmeno uno sguardo. Fa così sicuramente perché si dice che la fortuna è cieca. Allora è proprio come me. Ma io vengo sempre, quando mi chiamano. Cioè vengo quando mi chiama la mia Mira, perché non c’è più nessun altro che mi chiama. Ma io verrei se mi chiamasse chiunque, verrei subito… se solo mi chiamasse.

Noi, qui, in Kosovo, cioè qui nel nostro Kosovo, non in quella parte loro di Kosovo, ma qui dove una volta c’erano le chiese, il bestiame, i bimbi e quant’altro, dico noi qui non abbiamo tanta fortuna da vendere e per questo dobbiamo custodirla bene. Per questo io devo stare a casa perché non scappi via… Va bene, la nostra non è proprio una casa, è una chiesa, cioè una volta era la chiesa di Santa Parasceve. Ma tu lo sai chi era Santa Parasceve? Io lo so! Me l’ha insegnato la mia Mira! Be’ era una santa, lo sai,  ma una grande santa che aiutava tanta gente come fanno tutti i santi, aiutava i poveri e i malati, andava a trovarli in tutti i paesi e villaggi come il nostro, voglio dire come quello mio e di Mira, e nessuno li aiutava tanto… Ma lo sai qual è la cosa più importante che si dice di lei? Se ti lavi gli occhi con la sua acquasanta, cominci subito a vedere di nuovo! È vero! È così perché lo dice la mia Mira! Sì, è proprio vero! Lei sa tutto! Me l’ha insegnato lei! Va bene, glielo chiederemo appena torna se non mi credi. Allora vedrai una volta per tutte chi è l’ignorante! Però non le dire che non lo sapevi, ma che non ne eri proprio sicuro, perché lei si arrabbia tantissimo se non si sanno le cose che ti ha ripetuto mille volte! A un ragazzo bravo e svelto basta dire  lo cose importanti solo una volta per fargliele imparare. E  devi sapere che l’acquasanta di Santa Parasceve ti fa tornare la vista! Non lo devi dimenticare assolutamente! Solo che prima devi trovare la sua acquasanta. Be’ una volta da queste parti c’era la sorgente con l’acquasanta di Santa Parasceve. Quando c’era la chiesa, qui veniva tanta gente da tutte le parti, veniva pure dalle città lontane e veniva pure con le macchine, ma ora non si può più venire da noi. Non può venire nessuno ma non può nemmeno uscire nessuno da qui. Siamo circondati dal filo spinato e se metti solo un piede fuori, puoi sparire per sempre. Per questo non sono andato a cercare l’acquasanta, ma se potessi, andrei a cercarla ovunque finché non la trovassi e  poi la riporterei qui. Così la gente potrebbe venire di nuovo da noi. Perché una volta tornata l’acquasanta, torna la gente! E poi torna la luce e l’acqua corrente. E poi, ci costruiscono di nuovo la nostra chiesetta. Ed io racconterò agli operai per filo e per segno come era la nostra chiesetta, così la faranno uguale, proprio identica a quella vecchia! Conosco benissimo dove stava ogni mattone e ogni affresco! Conosco pure ogni colore! E una volta diventata grande, grande fino al cielo e la più bella chiesa del mondo, cioè più bella pure di tutte le chiese che si trovano nei libri di Mira, mi laverei gli occhi con l’acquasanta di Parasceve per poterla vedere! E per poter rivedere la mia Mira. Ma ora voglio solo che lei torni dal bosco dove è andata a prendere il ceppo di Natale… È Vigilia di Natale, si fa così…
(…)
Vesna Andrejevic
(in Autori Vari, Emozioni in marcia, Fara Editore 2015)

Emozioni in marcia libro

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