‘Enchiridion celeste’ di Alessandro Ramberti


L’amore quando è dato
può esser rigettato
ma sempre spande e nutre

non lascia scorie e sana
chi l’offre e chi l’accoglie.

A. Ramberti

La vera essenza di questa silloge di Alessandro Ramberti, “Enchiridion celeste”, si può sintetizzare in una riflessione sui valori della vita e della fede, come contatto profondamente personale ed intimo con Dio. La realtà umana di un microcosmo, nel tessuto dell’infinitamente grande, fatto di luci ed ombre, messaggi, annunci, atti a fortificare se stesso e ad accedere ad una dimensione di elevazione umana e spirituale che illumini i suoi fratelli e l’umanità.

Si compone di poesie che uniscono alla bellezza dei versi, profondità di pensiero e riflessioni sulla vita, in un dialogo “spirituale” fitto e consapevole col divino e con il mondo. Un dialogo fatto di certezze, ma anche di domande e di ascolto “Ascolto per sentire il desiderio/ l’instabile emozione che ci spinge/ a fare verità” (Spirito p.33).

Ci sono menti che si interrogano, che desiderano la verità del cuore, la cercano,  praticano la poesia come forma di conoscenza, studio dell’anima, ricognizione dei più alti valori esistenziali*; in Alessandro Ramberti sento  questo scavo, questa ricerca, la consapevolezza che nell’abisso che ci abita, la santità di Dio ha preso dimora, anche nella testimonianza della poesia “Nella parte più fragile/ fa breccia il Clementissimo” (Grazia, p.20).

Si tratta di un libro che ci consegna uno sguardo sull’esistenza da una prospettiva cristiana. Il taglio non è mai dogmatico, ma consapevole e sfocia in un percorso di ricerca che ha come suo fine distintivo la realizzazione di sé. Realizzazione che non può in alcun modo fare a meno del mondo che ci circonda (del “noi” -noi siamo incontri- e dunque dell’altro) e delle sue inesauribili possibilità di riscatto “Il respiro desidera polmoni/ liberi e un cuore disposto al trapianto/ a farsi pompa allegra in altri petti” (Benedizione, p.43).

Per Ramberti entrare in sintonia con il sacro e le sue rivelazioni, richiede umiltà, consapevolezza che il dubbio, le domande, i crolli sono il “baricentro” della fede e la possibilità di aprirsi a inattesi orizzonti di speranza “Incorniciare dubbi/ è mettere in tensione/ la tela della vita// se essa è floscia/ e priva di domande si adagia/ su cocci di certezze” (Credere p. 12).

La bellezza di ‘Enchiridion’ è nella devozionalità dei suoi versi e nelle emozioni che li accompagnano con linguaggio energico, vivo, che eleva e che partecipa alla gioia del creato (la seconda sezione della silloge nasce proprio come “Piccolo manuale per abbracciare il cielo”).

Maria Pina Ciancio

*Cfr. Vedute del mondo reale Georges Ivanisevic Gurdjeff


da Piccolo manuale per abbracciare il cielo


Sul bordo

Quando ci rinchiudiamo
quando ci concentriamo
sul nostro solo mozzo
siamo ruota dai raggi
esigui e sghembi inatta
incapace di chiedere
un aiuto, di mettersi
in strada – si rifugia
sul ciglio abbandonata
in attesa di niente…
può essere un inizio
un dire sono qui.

(p.53)

Alessandro Ramberti

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