
Non sono rare le memorie di scrittori, antropologi, avventurieri e registi che, negli ultimi tre secoli, hanno visitato, studiato o hanno soggiornato per periodi di tempo più o meno lunghi nel cuore di fuoco e pietra di queste montagne. Anche i Santi, nel tempo in cui Dio era nei rovi e nelle fronde d’ulivo, hanno calcato i tratturi sfalsati da passaggi d’animali e uomini di fatica. L’intellettuale, che non sia nato qui, e che si trovi ad attraversare questi luoghi senza permanervi, si lascerà certo ammaliare dal panorama campestre e arcigno dei calanchi, delle “macchie” di vegetazione e dai volti devoti al sole, alla neve e al timor di Dio. Ma per coloro che abitano queste terre ribelli al vangelo della tecnologia, la verità è diversa. Occorre un occhio che ha visto lo stesso dolore dei patriarchi e la stessa gioia dei medici di campagna per capire il vento, le fronde, le case di pietra, le logge abbandonate secoli or sono dagli arabi e dai normanni, i terrapieni dei guardiani d’armenti. Esiste una riscrittura del tempo che i greci insegnarono ai pastori e ai condottieri d’uomini, non meno che ai baroni e ai luogotenenti dell’assente Stato.Esiste una solitudine di balconate e di campi, in cui si tace o si bestemmia, perché tutti qui sono assolti, tutti hanno già accettato la lontananza di Dio. Tutti hanno parlato con la Madonna del Campo. La storia si è nascosta nei campi ed è riapparsa sotto forma di smartphone.Un nuovo latifondismo si è incuneato tra i calanchi. I suoi ideatori sono invisibili, sconosciuti, nella Rete.Ma c’è un’altra inconoscibilità. Nota a chi qui si è perduto almeno una volta. Come me oggi, che non potevo usare il cellulare, una volta giunto in una valle di grano e rocce sgranate dalla neve e dai secoli. “Non c’è ricezione, qui. Ed è così per decine di chilometri”, mi spiegano. “Ma se uno ha un’emergenza?”, chiedo incredulo. “Si mette lì e aspetta. “Rieccolo, il tempo ribelle dei greci. Un tempo che attende, che ha sconfitto la rabbia della velocità e del pane senza storia dei supermarket metropolitani. Ci ho messo qualche minuto a riavermi. Ma io non faccio testo. Perché io sono nato qui
Mauro Savino