MARIA PINA CIANCIO: “Storie minime e una poesia per Rocco Scotellaro”

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Lo spaesamento ecco cos’è:

un tempo in cui le mani non sanno più
se stringersi a pugno
o fermarsi

distendersi a ramo sul cuscino

(da Storie minime, p. 33)

Queste non sono poesie, ma versi e storie minime, nati «oltre la Svizzera» (parla chi è nata a Winterthur, e torna presto in una patria locale e italiana, «fatta di identità e di spaesamento»). Non dopo la Svizzera, ma oltre: per dire che il nuovo Paese è stato abbandonato sia ieri – il passato è passato – sia per sempre, e le conseguenze affollano ancora il presente, di una donna e di molti.
Non solo: i versi e le storie, che non si chiamano più poesie, sono «cavernosi e imperfetti», come le storie e la vita di Scotellaro. Cavernosa e imperfetta – dopo Scotellaro: «Rocco morto» – sarà Amelia Rosselli, nei testi e nella dizione, anche pubblica [i testi assomigliano a chi li scrive, la voce ripropone una storia pesante: dunque si sperimenta con la vita, si sperimenta la vita].
[…]
Lo stile è passione, oppure non è niente. Ma lo stile di queste metafore è – e sia – libero, oppure non è – e non sarà – niente. E Amelia parlava del suo amico, prima di tutto e dello stile; e dopo la cosa che qui si chiama Svizzera, cioè la perdita (e la perduta).
Così l’imperfezione cavernosa eccita la libertà stilistica, inattuale e senza Accademia (i segni sono evidenti: le maiuscole su Primavera ed Estate, i paragoni, l’anafora, il parlare di piante e animali reali, non mitizzati o simbolici; e l’esortazione ad un figlio). La libertà di dire chiede anche la prosa, che descrive e informa – quindi la libertà si mescola con tutto il resto, e con tutto. Gli stili si ibridano, come in una vita. Intanto l’emigrazione «ha ripreso a mietere e falciare altra gente»: compie gli antichi gesti dell’agricoltura, reali, e i gesti metaforici di una Morte personificata, che spinge i vivi oltre. Anche questo modo di parlare – in cui il non-detto è vasto quanto il detto – è la libertà di una «imperfezione» radicale. Ecco ciò che è esplicito e implicito nella scrittura di Maria Pina.
[…]
Qui non ci sono stanze morbide e non c’è riposo: chi pratica l’«imperfezione» delle storie minime si muove. E chi legge, dai suoi abitacoli comodi o nevrotici, impara che è impossibile, davvero impossibile – e forse vergognoso – scrivere senza intensità: «la protesta ha bisogno di passione», e la passione, che protesta, ha anche il suo stile. Questo stile fa una cosa serena e forte: rinuncia a rinunciare ai campi* quindi si espone al dolore dell’oltre la Svizzera.

[stralci tratti da una “Lettera sull’intensità” di Massimo Sannelli in postfazione, pp 41-45]

Maria Pina Ciancio, “STORIE MINIME e una poesia per Rocco Scotellaro” (postfazione di Massimo Sannelli), Fara Editore 2009

Sito web dell’editore:
http://www.faraeditore.it/html/siacosache/ciancio.html

11 risposte a “MARIA PINA CIANCIO: “Storie minime e una poesia per Rocco Scotellaro”

  1. grazie Maria Pina e congratulazioni,penso sarà una lettura particolare questa, terre mobili e vie strette nei vasi del battito dove è impossibile mettersi a lato, si resta impigliato e/o tra/volti. Grazie.ferni

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  2. Congratulazioni con affetto, gentile e cara Maria Pina! Comunque farò di tutto per incontrarti con R.Pacilio il 27 nel Sannio.
    Grazie sempre per le belle informative e dei post qui trovati.
    Ti auguro forza e immaginazione e ti saluto con il mio sorriso, Gaetano Calabrese dall’Irpinia.

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  3. Carissima Maria Pina, complimenti davvero per questa veste tipografica così sognante, leggera, leggiadra ed incisiva che tanto ti somiglia! I versi che avrò modo di metabolizzare con calma, hanno sempre un ordine interno razionale e vibrante, una propensione alla pulizia del dettato, un metaforeggiare che cattura ed incanta…
    Un abbraccio affettuoso e un sincero in bocca al lupo
    Monia Gaita

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  4. Cara Maria Pina,
    Cara M.P:
    intanto evviva evviva per la bella nascita.E complimenti.
    Mi viene a mente un’altra Svizzera, quella di cui parla Emily D. quando dice che un bel giorno le Alpi alzano il sipario,e ..
    “Svizzera” è il luogo lasciato, un altro modo di nominare la perdita.
    Sto correggendo un pezzo su Antonio Porta, per L’Ulisse online, che risale ahimé a dieci anni fa. Tutti coloro che si amano qui nominati, si reincontrano, pensaci.
    Chiedine a Sannelli, che ne fa parte.
    Ora volo a leggermi lo stupendo Massimo, di cui già leggo sempre..Complimenti, M.P.

    da Maria Pia, un’altra mp

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  6. L’incipit di Di Consoli mi ha condotta tra le righe di A Room of One’s Own di Virginia Woolf per aprire una finestra sul tuo mondo poetico, un orizzonte in cui è bello trovarsi “spaesatamente”…
    Ti immagino sognante e libera, nostalgica eppur presente in ogni passaggio cromatico della tua poetica di ritorno.
    Ti abbraccio nella danza dei tuoi versi e dipingo il tempo del tuo essere altrove.
    Grazie Mapi

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