Recensione/ Luigi Carotenuto, Farsi fiori

«L’esperienza della trascendenza è, dunque, il tornare infinitamente alla fonte della vita, della verità, della parola, preesistente a noi, con un movimento circolare che ci conduce a toccare viscere e cielo» Maria Zambrano[1]

” il compito del cielo / ti abita“ (p.25)

La nuova raccolta Farsi fiori di Luigi Carotenuto ci offre un esempio significativo della straordinaria capacità del poeta di toccare corde profonde, lavorando esclusivamente sul potere magico della parola e la cura della forma che lasciano spazio ai temi meditativi, espressi in un linguaggio denso di immediate risonanze interiori. Tema fondamentale dell’opera è il rapporto tra vita /morte, luce /  ombra, legate tra loro come in una sorta di ossimoro, realtà opposte dunque che rivelano inattesi rapporti di affinità o di analogia fra ciò che dura e ciò che passa,  attraverso una successione di immagini folgoranti di forte icasticità: “Le mani adesso/ sono pronte a farsi/ spadadorata, /a perforare / il velo” (p.18)   o “Nell’ora doppia/ fai ciclopica/ la vista(p.19)e ancora “Prendi a petali/ la mente rumorosa” (p.23).Dietro il progressivo approdo alla [2] “rischiarata interiorità”, alla “luce sopra tutti i mondi”, va rilevato il tessuto finissimo di lontani echi letterari. È ilcaso per esempiodi” mani”, “vista”,” luce”“fuoco”, elementi questi che costituiscono evidentemente i progressivi gradini di un climax con l’urgenza forte del poeta di comunicare parole rese preziosedall’esperienza, quasi a sottolineare la sostanziale coerenza di un lungo percorso poetico che raggiunge il suo vertice nell’immagine “farsi fuori/ per/ farsi fiori”(p.70),grazie alla quale colui che scrive, -come dice Blanchot-essendosi privato di se stesso, avendo rinunciato a se stesso, nel cancellarsi ha tuttavia mantenuto l’autorità di un potere, la decisione di tacere e come dice Isabella Bignozzi nella postfazione: “ un dire tacendo,uno spostare stando immobili, un muoversi nel restare”. È dunque una poesia che si abbandona alla creazione di epifanie illuminate dalla saggezza malinconica e serena con una profonda propensioneall’attenzione e all’essenzialità della parola cui il poeta dà voce rinunciando alle arditezze formali per un linguaggio composto, pacato, come portatore e testimone di una scintilla “ogni parola abbia il massimo sapore” dice SimoneWeil. Carotenuto assume dunque su si sé, nella società malata di nichilismo e di senso angoscioso della precarietà il compito di offrire una testimonianza preziosa della verità,alimentato dalle proficue conoscenze della filosofia sufi, le Upanisad, i Veda, i Vangeli, la letteratura mistica in generale. Sentiamo tutti di vivere in un tempo in cui bisogna riportare le parole alla solida e nuda nettezza di quando l’uomo le creava per servirsene e di ricompaginare la “solitudine” in una “comunione” scriveva Pavese in un articolo, Farsi fiori nel rendere visibile la distanza tra l’io e il mondo  risponde anche al bisogno del poeta di conoscere le ragioni causali e le ragioni finali del vivere e soprattutto di sentirsi unito a tutti gli scomparsi e a tutta la realtà:“la morte libera tutti/ dice un detto popolare/ come se tutto fosse finito/ quando si prepara a cominciare”(p.64). In realtà basterebbe guardarsi attorno per svelare l’inganno e rientrare in quella dimensione cristallina, magica perché “le rovine sono conchiglie/ aperte /fiori sbocciati/ mani concave/ per raccogliere la luce” (p.75), ma gli uomini, sembra dire Carotenuto, non si voltano, sicuri della loro traiettoria in cammino verso il nulla. Farsi fiori è poesia di puro pensiero che cerca traccia in sé e negli altri sulla terra del mistero dell’assoluto celato in ogni uomo.

Maria Allo


[1] A. Buttarelli, Una filosofa innamorata. María Zambrano e i suoi insegnamenti, B. Mondadori, Milano 2004, pp. 147 e 168. Circa il tema delle «viscere», Zambrano lo riprende da Unamuno, presso il quale esse stanno per il luogo stesso di scaturigine della parola, in generale, e di quella poetica, in particolare.


[2] Postfazione di Isabella Bignozzi, p.7

Luigi Carotenuto. Farsi fiori, La natura dell’anima di “Farsi luce” Edizioni Gattomerlino, 2023 – Collana Quaderni di pagine nuove, curata e diretta da Piera Mattei, Postfazione di Isabella Bignozzi

Luigi Carotenuto (Giarre – CT, 1981 – nella foto di August Columbo), poeta, compositore, educatore, frequenta un corso di pedagogia curativa a indirizzo antroposofico. Tra le sue pubblicazioni di poesia, per i tipi Prova d’Autore ricordiamo L’amico di famiglia (2008) cui segue Ti porto via (2011). Un suo poemetto inedito in volume, Taccuino olandese, è apparso sul n. 48 – Anno 2015- di Gradiva – Rivista internazionale di Poesia italiana (rubrica Sguardi, a cura di Mario Fresa).  Ha successivamente dato   alle stampe Krankenhaus( gattomerlino, Roma, 2020) e, in Francia Krankenhaussuivi de Carnet hollandais et autresinédits, ÉditionsduCygne, Parigi, 2021, curato e tradotto in francese da Irène Dubœuf. Ha contribuito al Dizionario critico della poesia italiana (AA. VV. a cura di Mario Fresa), SEF, Firenze, 2021, con i saggi dedicati a Jolanda Insana e Giovanni Testori. Figura nell’antologia di poeti siciliani tradotti in lingua inglese, a cura di Ana Ilievska e Pietro Russo, Contemporary SicilianPoetry. A multilingual Anthology. Italica press, Stati Uniti, 2023. Suoi testi sono apparsi su riviste italiane e straniere, tradotti in francese, inglese, spagnolo, serbo. Da più di un decennio collabora con l’EstroVerso, diretto e curato da Grazia Calanna. In veste di compositore, ha scritto brani strumentali, canzoni pop, canzoni per l’infanzia, in gran parte inediti. Cura la rubrica Particelle sonore sulla rivista Niederngasse di Paola Silvia Dolci.

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