‘Decimo Dan’ di Marco Plebani


CHERNOBYL

Non ho pianto quando Chernobyl
sotto forma di nube al cancro
rubò i miei giochi esposti
in terrazzo.
Né quando mia madre
la serenità perse e non fece finta di nulla.
Né quando mio padre si è sigillato,
chiuso per sempre nel suo dolore
e nel trafitto silenzio: “Addio fratelli dispersi”.
Né quando,
per giorni,
mia sorella si è sentita
completamente sola
sotto un sole ripieno di sorrisi.
Né soprattutto
sopr ‟ ogni cosa,
quando nel l ‟ 87 gli infermieri mi hanno chiesto
di “gonfiare un palloncino”
in una sala operatoria.

Anestesia totale.

Mi svegliai burattino nei legni dolente.
Ho pianto ogni volta che qualcuno è morto
ed una parte di me ha camminato
per se mpre nei cortei funebri.

Troppo preziose e troppo rare
le lacrime di un uomo.

*

ISTRUZIONI PER L’USO

Leggimi, lettore, se questo vuoi:
fallo con voce
bassa,
lenta,
modulata,

medianica,

affrettata ove è necessario.

Che tu possa, lettore, aderire
a codesti dettagli inconoscibili;
impara, però, predisposto silenzio.

Marco Plebani, da Decimo Dan, Ed. La Gru 2022


Nato il 20/08/1978 a Jesi (AN), ha vissuto tra Montefano, Corridonia e Macerata. Insegna lettere presso la Scuola Media “Enrico Fermi” di Macerata (MC).
Dopo l’opera prima Un giorno qualsiasi (OTMA 2011) ha recentemente pubblicato Decimo Dan (Edizioni La Gru 2022), una silloge che raccoglie liriche composte in oltre due decenni, dal 1999 al 2021 con prefazione di Pier Marino Simonetti.

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