Cuore puro di Laura D’Angelo

“CUORE PURO”
Prose poetiche
Di Laura D’Angelo
Interno Libri Edizioni, 2024

“Si potrebbe ascoltare, ma parla ancora come parlano i
bambini, una lingua che conosce solo lui, che conoscono
solo loro, quando mandano baci e esplorano e guardano
e imparano.”
(p.42)

Cuore puro di Laura D’Angelo è un canzoniere del sentimento, in prosa e in versi, che mette a nudo un’anima. L’autrice infatti conferisce all’ opera l’aspetto di un diario e come si conviene a una scrittura diaristica, l’attenzione di chi legge viene spostata in avanti, come per creare un’attesa:”Essere triste per questa vita che viviamo, e che ci vive dentro e addosso, non come vorremmo e come potremmo, essere triste per i se, i ma, i però, per il non osato, per il non sperato” (p.48). Il testo proemiale, ha un intento programmatico, di “manifesto” introduttivo: (“Sei di tutte le dolcezze, parola / antica che mi nasci nel cuore/ ma cosa posso dirti amore / per spiegare nella pioggia / ogni dolore / ogni muta intensità. / Tu sei quel nome che a grazia/ m’incanta.”), ma anzitutto un ascolto in cui l’io individuale campeggiacome domanda perenne e tormento che non si placa: “Allora leggimi tra queste righe, leggimi con gli occhi, con le mani, ad alta voce, a voce bassa. Leggimi come si leggonoi libri di poesie, come si leggono le storie dei pirati, degli eroi e degli ardori, leggimi come si leggono gli occhi che scrivono amori.” Ecco l’autrice crea una sorta di spirale, un circuito nel quale l’amore ritorna interamente sull’io di chi scrive. Parlando di amore Laura D’Angelo parla essenzialmente di sé: il suo io interiore diviene il centro di un’intima storia d’amore, una “confessione “che modernamente denuncia la sproporzione tra il reale e l’ideale, tra la volontà e la coscienza, tra l’umano e il trascendente:” Mi fa male perfino l’amore che non fa piangere, tanto è grande e forte e fragile e immenso, tanto è sottile il confine tra il sogno e la realtà, tanto il reale è breve sogno, il tempo di un tramonto, l’attimo di una ingenua felicità.”( p.24). Da qui i motivi tipici dell’opera, che sono classici nella loro genesi, ma che vengono poi rielaborati dall’autrice, del tempo che fugge, della precarietà delle cose del mondo, della ricerca di un porto certo. In forza di questa sua concreta sostanza, l’amore che invade Cuore puro è un sentimento dolce e amaro a un tempo, salvatore e fonte di perdizione: ”Quando muoiono le parole, non resta che il vuoto, non resta che una pagina senza nome, e senza amore non ho voce.” (p.15). Caos e ordine, chiarezza e mistero si ritrovano dunque insieme nella parola poetica, che se da un lato introduce nel brulicare dell’esistenza lo sforzo razionale, dall’altro continua a testimoniarne il calore e la complessità. Sul piano tematico dunque a Laura D’Angelo preme sottolineare i nuclei di luce e di positività primordiale della vita, che tanto più emergono là dove l’esistenza è assediata dallo sconforto: ”Nascondersi da tutto ciò che è brutale, da tutto ciò che è banale, da tutto ciò che è superficiale. Nascondersi dai vampiri di energia positiva, da chi ti porta via la poesia, dalle parole vuote e rumorose che fanno male, dalle parole che vorresti solo poter cancellare, o mettere via, come unseme nel cotone, per sbocciare.” Perciò spesso, dietro immagini di segno negativo, la sua parola s’ incanta su note opposte, esaltando le gioie dell’amore, del contatto intimo con la natura, della memoria: ”Che sia un libro per racchiudere il cuore del mondo, i giorni di festa, gli abbracci, un girotondo. Un libro che parli di amore e di sale, di sabbia e di mare, che ci tenga tutti insieme e non conosca la fine, la separazione, le lacrime amare. ”All’essenzialità della scrittura dell’autrice corrisponde l’essenzialitàdel suo codice morale con una sorta di dichiarazione di fede nella capacità della parola di esprimere e di far fiorire ogni cosa: il mondo, l’umanità, la propria vita: ”L’amore che non sa come finire. E rimane” (p.47).

Maria Allo

Da “Cuore puro”(Interno Libri Edizioni, 2024)

Voce (p.69)

E dimmele ogni tanto le parole più giuste
quelle che non ti aspetteresti
e non vorresti mai smettere di sentire
perché se la fine, la sofferenza, il dolore,
il rimpianto, il pianto sono tanti,
l’amore sa farli svanire.
E dimmele ogni tanto le parole più vere,
perché se ci si guarda negli occhi,
anche le parole sanno dove dormire
anche le stelle sanno dove finire.
Dimmele in riva al mare, all’incrocio
dei giorni, dei passi, del tempo,
giacché se sfioro le onde, accarezzo
la storia del mondo, l’incanto
il momento.
Dimmele al tramonto, perché i tramonti
ci sanno guardare, perché i tramonti
ci sanno ascoltare, ci sanno capire,
cullare, e nel tuo abbraccio mi sanno
scaldare.
Dimmele perché il mare è una promessa
gentile, l’attimo dell’eterno,
un canto, la voce di un sentimento,
il tuo nome portato dal vento.

*

Cenere e lapilli (p.98)

Si può imbiancare la cima di un vulcano, un vulcano bianco
di neve, perché anche quello che è sotto non si veda, si
metta a tacere, perché anche quello che è dentro per un
po’ non sembri più, non si scuota, e tutto è pace, e tutto è
silenzio.
Si possono mettere a tacere i sentimenti, coprirli di neve,
fredda, morbida, bianca, intensa, candida. Si possono
spegnere le paure, le passioni, coprire la lava delle illusioni,
quella lava che quando si è giovani esplode in inganno,
distruttiva, e quando si cresce in un soffio di incanto,
dopo che si è distrutto tanto, si mette a tacere. Si possono
coprire i lividi delle ferite che ci portiamo dentro. Ceneri
e lapilli, perché se mi fa male vuol dire che ancora ci sei,
se scompare perfino il dolore scompare via anche l’amore.
Ceneri e lapilli non coprono la ferita.
La cenere è polvere, i lapilli sembrano leggeri e invece sono
pesi sul cuore. Cenere e lapilli hanno seppellito intere città.
Hanno seppellito ricordi e attimi di vita che ogni tanto
riaffiorano, la neve si scioglie e la primavera ricomincia, e
tornano i fiori a sbocciare, e l’acqua spegne il dolore che
non si può raccontare, e i fiori profumano nuove attese
e stagioni. Cerco un fiore giusto per quello che è stato,
per guardarmi dentro, in quiescenza, o forse no, in un
entusiasmo ormai freddo, ormai spento.
La lava diventa roccia, quando si raffredda. Un cuore che
si raffredda si spezza.
Sono tanti piccoli pezzi ognuno con una lettera, una parola,
il tassello di un puzzle, di una vita, di un sogno.
I sogni a volte hanno bisogno che qualcosa esploda. Una
stella, un amore, un desiderio, una primavera nuova che
ancora sciolga la neve, e che lì dove sono dolori, riporti
i campi di fiori. Non basta continuare a premere sulle
proprie ferite perché l’amore non vada via. Perché resti la
voce, l’odore, il tempo di ieri.
Siamo fatti di estate e di inverno, e in inverno non mi resta
che fermarmi, in ascolto, lontano c’è qualcuno che piange.
Non mi resta che aspettare, rifiorire, amare.

Laura D’Angelo

Laura D’Angelo è critico letterario, narratrice e poetessa. Ha pubblicato Cuore puro (Interno Libri, 2024), Poesia dell’assenza (Il Convivio, 2023), Sua maestà di un amore (Scatole Parlanti, 2021). Dottore di ricerca in Studi umanistici e filologa classica, si dedica alla scrittura scientifica su riviste accademiche di poesia e di letteratura, tra cui «Gradiva- International Journal of Italian Poetry», ed. Olschki, Firenze; «Letteratura e dialetti», «Studi medievali e moderni». Scrive inoltre sulle riviste online Insula europea, Laboratori Poesia, Versolibero, Verbumpress, Radici Digitali.eu., Sinestesieonline. Suoi scritti sono stati pubblicati su «La Repubblica» (La bottega della Poesia- Bari), su litblog e siti di poesia e letteratura online come Il blog di Interno Poesia, Centro cultural Tina Modotti, Pelagos Letteratura, Le parole di Fedro, Il giardino dei poeti, La rosa in più.

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