Poesie di Stefano Guglielmin


Poesie tratte dal volume Un regno di ciechi senza doni (di prossima pubblicazione per Marco Saya Edizioni)

Nota: In questo libro ci sono quattro fili che si intrecciano: la trama dell’Amleto shakespeariano, il fare teatro nei suoi elementi fisici e simbolici, il metapoetico, la mia autobiografia. Al centro dell’intreccio c’è la Storia, con le sue ossessioni: il potere, l’identità, la famiglia, il libero arbitrio, la figura femminile.

Orazio

Nella mappa vuota in cui ti cerchi, sire
vai come l’insetto sotto la persiana: in fuga dal peso,
perso. Come il rivolo, affiori
dal ruvido della notte, dall’abbaglio:
del vero non sei che l’ombra
e così del bene.

*

Solitudini

Giunge un vento da fuori, un mulinello
che mette in allerta.

Nella seconda scena gira tutto, anche la camera
nel film di Zeffirelli, quando inquadra Amleto
mentre umilia Ofelia.Si prova un senso di vertigine
a ruotare in questi umori; vorremmo Virgilio
a guidarci altrove, in un romanzo rosa, per esempio,
o nel Signore degli Anelli dove l’amicizia salva.

Intanto siamo qui, tra i marosi, e soli.

*

Teatro nel teatro

Arrivano i tragici della città,
nel cuore del Dramma, con Oreste
che diventa Amleto, come nel Pascal:
il cielo è di carta ma il dolore cola lo stesso
in platea; un rivolo di spiegazione
non basta a scansarlo, né chiederci
se noi saremmo diversi, con il coltello in mano
o l’hebenon nell’orecchio.

Ci vorrebbe un fanciullo,col suo triciclo,
a pedalare sopra e sotto il palco, tra le mummie:
ne usciremmo migliori.

*

Ofelia suicida?

Non so di lei, ma di voi sì,
amici.

Non sempre la poesia canta:
c’è un gorgo che chiama
senza musica, un nero sole distante,
un male, che la lettura aduna.

Non si esce tuttavia sfatti dalla pagina,
né piagati; a una certa età, ci si crogiola
un poco in quell’ulcera, malinconici,
o ci si gratta la testa, rassegnati.


Stefano Guglielmin è nato nel 1961 a Schio (VI). Laureato in filosofia, insegna lettere presso il locale liceo artistico. È membro della Società filosofica Italiana e fa parte della redazione di Anterem Edizioni. Gestisce il Blog sulla poesia italiana contemporanea Blanc de ta nuque.

Ha pubblicato le sillogi Fascinose estroversioni (1985), Logoshima (1988), Come a beato confine (2003), La distanza immedicata / the immedicate rift (2006), C’è bufera dentro la madre (2010), Le volpi gridano in giardino (2013), Maybe it’s raining. Poems 1985-2014 (2014), Ciao cari (2016), Dispositivi (2022) e i saggi Scritti nomadi. Spaesamento ed erranza nella letteratura del Novecento (2001), Senza riparo. Poesia e finitezza (2009), Uno sguardo (dalla rete) sulla poesia italiana contemporanea voll. 1 e 2 (2011, 2016) Le vie del ritorno. Letteratura, pensiero, caducità (2014) e La lingua visitata dalla neve. Scrivere poesia oggi (2019).

È inserito nelle seguenti antologie: Il presente della poesia italiana, curata da C. Dentali e S. Salvi (2006), Dall’Adige all’Isonzo.Poeti a Nord-Est (2008), Caminos del agua. Antologia de poetas italianos del segundo Novecientos, a cura di E. Reginato (2008) e M. Fresa (a cura di), Dizionario critico della poesia italiana 1945-2020 (2021).

Suoi saggi e poesie sono usciti su numerose riviste italiane ed estere e su siti web. È stato tradotto in inglese, spagnolo e bulgaro. Ha pubblicato anche racconti; l’ultimo in AA.VV., L’occhio di vetro. Racconti del Realismo terminale, a cura di D. M. Pegorari (Mursia 2020).

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