Spunti (di)versi con Franca Alaimo

I POETI SI RACCONTANO
Intervista sulla poesia a cura di M. P. Ciancio


Oggi incontreremo la scrittrice Franca Alaimo che ha da poco dato alle stampe “100 poesie” per la casa editrice peQuod – Collana Portosepolto. Nata a Palermo nel 1947, esordisce come poeta nel 1991 con Impossibile luna (Antigruppo Siciliano), a cui seguiranno altre venti sillogi, le più recenti delle quali sono: Elogi, (Ladolfi 2018); Sacro cuore, (Ladolfi 2020), Oltre il bordo, (Macabor 2020), 7 poemetti, (InternoLibri 2022), Pentru Altundeva, (Cosmopoli 2022). Sul sito La Recherche ha pubblicato quattro e-book (tre sillogi poetiche ed un epistolario). Ha collaborato con P. Terminelli nella redazione della rivista L’involucro, con T. Romano in quella di Spiritualità & Letteratura, e con Maggiani e Brenna, direttori della rivista online La Recherche. Attualmente dirige la collana poetica per le edizioni Spazio-Cultura, Palermo. Ha tradotto dall’inglese due brevi sillogi di Peter Russell. Ha pubblicato saggi sulla poesia di D. Cara, T. Romano, G. Rescigno, L. Luisi, F. Loi, l’Antigruppo siciliano, V. Fabra, e centinaia di recensioni sulla produzione dei poeti contemporanei. È presente in molte antologie (Newton Compton, LietoColle, Aragno, l’Arca Felice, etc..) e riviste (tra le quali, Poesia di Crocetti, Atelier, Italian Poetry Review, Il Portolano, Poeti e poesia) e storie della letteratura contemporanea, tra le quali Insulari. Romanzo della letteratura siciliana, a cura di Stefano Lanuzza (Stampa Alternativa, 2009). Nel 2018 ha curato per l’editore Ladolfi, insieme a Antonio Melillo, l’antologia L’eros e il corpo. Un’auto-antologia è uscita nel 2017 sul sito online Bomba Carta, gestito da Liliana Porro e Elio Andriuoli. È autrice di tre romanzi: L’uovo dell’incoronazione (Serarcangeli 2001); Vite Ordinarie, (Ladolfi 2018); La gondola dei folli (Spazio Cultura). Alcuni suoi testi sono stati tradotti in varie lingue (tedesco, spagnolo, inglese, cinese). Nel 2020 Bonifacio Vincenzi le dedica una monografia, che inaugura una collana sulla poesia insulare. È stata recentemente inserita in Dizionario critico della poesia italiana (1945-2020), a cura di Mario Fresa (Società Editrice Fiorentina 2021) e in Contemporary sicilian poetry, a cura di Ana Ilievska e Pietro Russo (Italica Press, New York, 2023). Gestisce la rubrica “Fulgore e poesia” per la rivista letteraria “L’estroverso”, diretta da Grazia Calanna.
E adesso diamo la parola a Franca Alaimo:

Poesia, passione, libertà, necessità…
Sì, la poesia è una passione, un dono che, come in certe fiabe fanno le streghe buone, ti viene dato fin dalla culla, affinchè con esso tu possa compiere (proprio nel senso di complēre, riempire, colmare) il proprio cammino destinale, e perciò un destino di libertà (anche se questa affermazione potrebbe sembrare ossimorica) perché, solo abbracciandolo pienamente, esso ti affranca dal peso di te stesso e da quello della lingua definitoria, trasformando l’espressione in una libertà di nominazione e di ricostruzione del reale.

I desideri di un poeta
Il poeta desidera, anche questa volta ubbidendo alle stelle premonitrici e fatali, quella stessa cosa che lo fa cantare: una dimensione spazio-temporale altra. Il che non vuol dire che il poeta non guardi il reale, ché anzi, solo aderendovi totalmente, può essere capace di disubbidirgli costruendo alternative, se è vero che distruggere senza sapere con cosa sostituire equivale a un gesto infecondo. Il poeta scrive innanzitutto per chiarirsi a sé stesso, e poi, una volta consegnati agli altri i suoi versi, vorrebbe guadagnarsi l’ascolto. Come il pifferaio magico, come il dio Pan, desidera coinvolgere i viventi nella bellezza della sua musica.

Una tua definizione di poesia
Questa è una domanda che viene rivolta ad ogni poeta, e ogni poeta ne dà una definizione diversa, com’è giusto che sia, perché la poesia non può essere definiata una volta per tutte, percé è vasta, inafferrabile, misteriosa come la vita e l’anima da cui scaturisce.

Il ruolo della poesia oggi
Lo so che a molti i miei riferimenti al mito (nella seconda risposta) sembreranno anacronistici, ma non è cosi che vanno letti. Se oggi i poeti non sono più considerati dei punti di riferimento, è proprio perché essi per primi hanno distolto l’attenzione dalla dimensione spirituale per dare troppo spazio alla materia, e con questo non voglio dire che la realtà debba essere esclusa (non c’è poeta che possa fare a meno di introiettare nella sua psiche la propria biografia, la storia della sua contemporaneità, la sua specifica geografia anche ‘culturale’), ma che bisogna non solo guardarla, osservarla, ma accoglierla dentro, e quindi metaforizzarla, simbolizzarla, rendendola universale, capace di tramettere valori, idee, visioni, riferimenti per il progresso umano e civile. Oggi più che mai il poeta è chiamato a riconsegnare, come dico sempre, l’uomo all’Uomo.

Da dove viene la parola del poeta
Molti si chiedono da dove provenga la parola del poeta. Io sono convinta che la fucina prima sia l’infanzia, soprattutto la più remota, quella che la memoria cancella, quando prende forma la prima idea del mondo e delle relazioni con l’altro da sé. Immagino che il centro remoto del proprio io sia intessuto di questi sprofondamenti, di questi echi misteriosi che tornano come baluginii improvvisi, sollecitati dalla memoria sensoriale. A questo bagaglio pressocché inconsapevole vanno aggiunti la formazione culturale, gli incontri, gli eventi. E in primis la lettura costante, affamata, intelligente degli altri poeti. La Poesia è una forma di comunione universale.
Leggo moltissimo da sempre. Fin da bambina i miei doni preferiti erano i libri. Nella prima infanzia era mia madre a leggermeli, e l’ascolto coincideva con l’immaginazione. Oggi leggo di tutto: riviste (anche scientifiche – amo l’astronomia e l’astrofisica), saggi, romanzi, racconti e sopratutto poesie. Non c’è giorno che non lo faccia, a volte ubriacandomi, se il libro mi trascina via con sé, a volte sorseggiandolo. E sono convinta, come scrive Virginia Woolf, che la lettura è cosa simile al paradiso.

I tuoi poeti preferiti
Amo tantissimi poeti da quelli della classicità ai contemporanei: Saffo, Dante, Montale, Rilke, Pizarnik, Campo, Perse, Cassian, Char, Bonnefoy, Calandrone, Rosadini, Martinez (ma tra i contemporanei i nomi sono troppi per essere citati tutti).

Almeno tre libri di poesia da cui non ti separesti mai
Se devo proprio scegliere tre libri da cui non mi separerei mai, nominerei questi: Elegie Duinesi di Rainer Maria Rilke; La figlia dell’insonnia di Alejandra Pizarnik; La signora Dalloway di Virginia Woolf, quest’ultima essendo per me una che scrive in una lingua non definibile, del tutto inventata, tra prosa e poesia, che non è solo prosa e nemmeno solo poesia.

Un poeta sopravvalutato
Come si fa a indicare un poeta sopravvalutato senza peccare di presunzione? Inoltre, a mio parere, la sopravvalutazione può essere legata al tempo in cui egli vive, essendo magari favorita da amicizie, ideologie imperanti, mode, ma poi sarà lo sguardo del futuro a ridimensionare, se mai c’è stata davvero una sopravvalutazione

Un poeta sottovalutato
Di poeti sottovalutati ce ne sono tantissimi, innanzitutto perché è impossibile conoscere tutti quelli che oggi scrivono poesia e metterli al confronto, poi perché a non tutti i poeti piace la visibilità ad ogni costo, e, infine, perché mancano le scuole critiche di un tempo. E, però, anche in questo caso, i veri poeti vengono prima o poi riportati alla luce e spesso diventano dei casi letterari.

La tua prima poesia
Ho scritto la mia prima poesia a otto anni e la feci subito leggere alla mia maestra Domenica Papuzza, una vecchina sensibile e coltissima, che ci abituò a imparare sempre a memoria le poesie perché – diceva – un giorno ci sarebbero venute in soccorso. Lei mi insegnò subito una cosa fondamentale: che se volevo scrivere vere poesie, dovevo evitare la retorica e il sentimentalismo. La mia prima poesia era dedicata ai patrioti delle guerre d’Indipendenza che avevo studiato sul sussidiario e le cui gesta mi avevano infiammato d’ammirazione, soprattutto perché fin da piccola il concetto di libertà, di qualsiasi tipo fosse, mi appariva il più affascinante da concepire e perseguire.

Il punto di partenza della tua poesia
Impossibile stabilire un unico punto di partenza: a volte la mia poesia viene sollecitata dalla lettura di altri poeti, a volte da una memoria involontaria, da un’osservazione della realtà, da uno stato d’animo, da un evento. Direi, dunque, che la poesia può trarre alimento da ogni cosa, ché poi non è tanto la cosa a contare, ma il come essa viene elaborata e resa.

Un verso che avresti voluto scrivere
Il verso che avrei voluto scrivere è uno di Rilke, e recita così: Noi ci tocchiamo. Con che cosa? Con dei battiti d’ali / Con le lontananze stesse ci tocchiamo. Li amo perchè mi sembrano esprimere in forma squisita quello che è insieme il dolore e l’incanto di ogni relazione: l’impossibilità di conoscersi appieno, essendo innanzitutto ciascuno uno sconosciuto a sé stesso.

La poesia che più ti rappresenta
È una poesia di Alejandra Pizarnik, tratta da La figlia dell’insonnia il cui titolo è appunto Poesia:
Tu scegli il luogo della ferita / dove dicemmo il nostro silenzio. / Tu fai della mia vita / questa cerimonia troppo pura.

Il tuo ultimo libro
Il mio ultimo libro, edito con peQuod, nella collana diretta da Luca Pizzolitto, ha come titolo: 100 poesie. Esso raccoglie testi variamente datati, che però ho sottoposto ad una severa revisione stilistica per evitare smottamenti stilistici.

Le tracce tematiche che lo caratterizzano
100 poesie si divide in tre sezioni: quella centrale è un dire attorno alla poesia stessa, la prima è costituita da testi brevi, quasi dei lampeggiamenti emozionali e riflessivi. Infine la terza sezione racconta la senilità ed il suo allenamento alla sparizione. I nodi tematici portanti sono: il tempo, la natura, la ricerca dell’assoluto, i ricordi.

Una definizione della tua poesia
Nella poesia ho via via sperimentato varie forme: dal poemetto all’haiku, dalla commistione linguistica alla sinteticità cristallina. Scrivo sempre, con cura, ma senza inutili abbbellimenti, ubbidendo alle mie idee, ma senza pose intellettualistiche. La mia poesia è contemporanea e classica allo stesso tempo.

Keats sostiene che il timone della poesia è l’immaginazione, la fantasia le vele, e l’invenzione la stella polare. Cosa aggiungeresti?
Keats ha ragione nell’elencare il ruolo dell’immaginazione, della fantasia e dell’invenzione nella produzione versificatoria. Il mondo che esiste e quello invisibile hanno la stessa patria nella poesia. L’invenzione deve sopratutto riguardare la lingua poetica, chiamata a scardinare l’ovvietà, il già detto, e perfino la tradizione, di cui però deve essere abbondantemente e sistematicamente nutrita.
Io aggiungerei agli elementi citati da Keats il canto, perché la poesia deve fluire musicalmente. Oggi pratichiamo quasi tutti il verso libero, che anch’io preferisco, però è necessario che ogni poeta segua almeno un personale senso del ritmo.

La qualità che apprezzi maggiormente in una poesia
Secondo me una qualità imprenscidibile è la musicalità.

Il futuro della poesia
Penso che la Poesia non cesserà mai di essere scritta: è un’esigenza viscerale. Oggi si parla di poesie scritte dall’Intelligenza Artificale. Non potranno essere che dei collage di testi già pubblicati. E non potranno mai essere comparate con la meravigliosa unicità di ogni creatura umana che, mentre scrive, si guarda in uno specchio dove si riflette anche il mondo così come lo vede solo lei.

Un consiglio ai giovani poeti
Ai giovani che si innamorano della poesia innanzitutto direi che scrivere poesia è una fatica, magnifica, sì, ma anche dolorosa. Presuppone sacrificio, concentrazione, solitudine, intimi smarrimenti. E aggiungerei che prima di scrivere, bisogna leggere, leggere, leggere, senza mai stancarsi, senza mai sentirsi arrivati.

Un tuo dono poetico ai lettori di LucaniArt
Come dono ai lettori di LucaniArt lascio un inedito di pochi giorni fa, che non so se subirà mutamenti nel futuro:

Dunque sei tu
che hai scelto per me
la via più difficile.
Cercando dubitando
in ogni ‘no’ volendoti.
Perché bisogna sempre
cadere nella voragine.
lasciare andare,
dimenticarsi?
Perché indica il deserto
la bella vastità del mondo?
Ma tu grida il mio nome
almeno una volta,
una volta sola,
e mi vedari bruciare
nel centro del tuo fuoco.

Grazie a tutta la Redazione di LucaniArt

Franca Alaimo

Un grazie di cuore a te, Franca, per questa bella intervista.

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