Spunti (di)versi con… Gabriella Maleti

I POETI SI RACCONTANO (7)
Interviste sulla poesia a cura di M. P. Ciancio per il blog letterario LucaniArt Magazine

I desideri di un poeta
“Vorrei un po’ più di giustizia attorno, qualcosa che colmasse il vergognoso divario tra paesi ricchi e poveri. E un amore, un vero amore, per la terra che ci circonda e ci sostenta, e che stiamo miseramente, coscientemente distruggendo. Distruggendoci.

Una tua definizione di poesia
“L’incauta e coraggiosa ragione di vita per molti? Incauta perché si dà totalmente, ricevendo poco in cambio. Coraggiosa per la “verità” che è in grado di riconoscere e di dire. Coraggio della poesia e di chi la scrive, pur restando in ombra, e pur continuando.

Il ruolo della poesia oggi.
Dovrebbe esserci un altro “clima” in questo nostro materialista e disgraziato paese: amore per lo spirito, per la poesia, per l’arte in genere. Che può fare la poesia, oggi? Resiste, ma non potrà mai cambiare lo spirito individualista, indifferente, egoista  e spesso rozzo di una gran parte del Paese. Un poco più di idealismo non farebbe male.

Da dove viene la parola del poeta
A questa domanda potrei rispondere: non lo so. Ricordo che ho cominciato a scrivere a circa 10/12 anni, in campagna. Io sono figlia di contadini. Andava su su, in cima alla casa, e nell’abbaino scrivevo poesiole. E poi, via via, ho continuato. Devo dire che nell’atto della ricerca della parola, sempre, “qualcosa” mi è venuto in aiuto. Qualcosa che non so definire. Le parole, il senso del verso, ecco che  arrivavano.. Mistero della mente.

I tuoi poeti preferiti
“Leopardi, Scotellaro, Caproni, Rosselli,  Luzi. E tra gli stranieri, Whitman, Dickinson, Celan, Whitman, e altri “..

Almeno tre libri di poesia da cui non ti separeresti mai
“Galateo in bosco, di Zanzotto; Serie ospedaliera, della Rosselli; i Canti di Leopardi”.

Un poeta sopravvalutato
“Salvatore Quasimodo”

Un poeta sottovalutato
“Carlo Betocchi”

La tua prima poesia
“Non mi ricordo. Non la posseggo più.”

Il punto di partenza della tua poesia
“Una necessità di esprimere i miei sogni e certe mie sofferenze”

Un verso che avresti voluto scrivere
“Ce ne sarebbero moltissimi: ad esempio sfogliando la “Divina commedia”…

La poesia che più ti rappresenta
“Non è mancanza di umiltà, ma non la so trovare”.

Il tuo ultimo libro
Parola e silenzio,
Gazebo Libri, Firenze 2004. (In prosa:  Sabbie, Gazebo Libri, 2008)

Le tracce tematiche che lo caratterizzano
“In Parola e silenzio”, ho tentato l’indispensabile rapporto che esiste tra l’intensità della parola e l’intensità del silenzio”.

Una definizione della tua poesia
“Mi pare che sia un tentativo di esprimere – e insieme di superare – il conflitto tra dolore e ironia.

Keats sostiene che il timone della poesia è l’immaginazione, la fantasia le vele, e l’invenzione la stella polare. Cosa aggiungeresti?
“Mi permetterei di aggiungere, in senso più attuale, l’osservazione della realtà e quindi l’uso di una ragione critica”.

La qualità che apprezzi maggiormente in una poesia.
“La sensibilità e una intensa “stringatezza”, che mi sembrano l’opposto di una facile liricità.

Il futuro della poesia
“Fino a che ci sarà un essere umano, credo che potrà esserci anche la poesia”.

Un consiglio ai giovani poeti
“Cercare di essere severi con il proprio lavoro e non credersi mai arrivati. Insomma: umiltà”.

Un tuo dono poetico ai lettori di LucaniArt
“Una poesia da Parola e silenzio. Grazie”.

*
La scrittura è là. Tace.
Su fogli.
Guardo il nero che fuma pestilenziale
da più angoli. Ogni tanto,
con scarpe da montagna per il freddo, vado a
controllare se la mezza gallina bolle.
Vuoto. La testa prilla attorno al suo asse
in un pensiero che non ha porzioni se non
per il resto della storia. Quale? Che si scriva
per indigenza, per indulgenza e ammirazione per
la storia che
ci ha portati fin qui, su un tavolo da cucina dove
qualche briciola di pane farfuglia e secca e
noi con cura similitudinale provvediamo a
spazzare via.
Eppure è lì, dove si mangia, che l’arco
viene teso per opportunità inspiegabili,
per cedevoli e – a tratti – esilaranti partenze di cuore,
mentre la restrizione della parola si allarga su
un nulla composto da varie cose, da occhiuti
ritratti di indigenti, da mobili dozzinali e
fionde medievali guardate con sorpresa.

Sono io – viene da chiedersi – quel moto che
s’aggira sulla pagina, io, con in testa il
colbacco della Elda per il gelo notturno,
insieme a quella serie di equivoci e rimaneggiamenti
che sempre compaiono quando cessa
l’attenzione al sonoro
e villi di nervetti malimpostati, supponenti
rischiano di decifrare modi, situazioni?
Sono qui per dire?
Cosa, se non apprendo?
Apprendo, se poco o niente si fa apprendimento?

Evitando i facili consensi
stiamo nel chiuso delle nostre audizioni:
vale, non vale, allora, quella tauromachia olfattiva
tra noi e la parola?
Pare di no. Perché la brace, la brossura del descritto,
esistenti se non per l’intercedere della volontà,
del rigore – tra magma e doratura, tra
pèste e péste nostre –
non è congeniale alla superficialità di mondo che
ci vorrebbe indistinguibili.
Quindi sveno la mezza gallina e mangio con le mani.
Per protesta. Per anarchia.
Per lillipuziana vocazione al vorace.
(Gabriella Maletti)

– foto in alto “Bicchiere con trifoglio scuro” di Gabriella Maleti –

(Intervista a cura di Maria Pina Ciancio, esclusivamente per il sito internet LucaniArt Magazine)

16 risposte a “Spunti (di)versi con… Gabriella Maleti

  1. Ho preso nota del sito ufficiale dell’autrice, che ringrazio, insieme a Mapi. Se oggi esiste la virilità ha con-notati di donna. Esistono certo le “velate” o veline come si usa dire, ma queste sono tra(n)s-(ap)parenze, poichè sono come si vuole che siano, come il commercio del corpo e delle menti pre-tende che si “mostrino” e si formino, in formine di “plastica” chirurgica, obbrobri veri e propri.
    Qui, invece, c’è l’es-tratto da vis-roboris:la forza, intesa come carica vitale. La si sente nella chiarezza delle risposte e nella nitidezza dei passaggi della scrittura,che è vita, vita scandita a suon di passi,gesti,pensieri,parole,affetti,dolore,attesa,desiderio…insomma tutto l’armamentario con cui ci mettiamo fronte a “fonte” della vita e della morte.
    Sono davvero grata a entrambi per questo porsi, indiscutibilmente fuori dalle trincee dietro cui tutti si con-figurano, come elementi intercambiabili. Qui la posizione viene mantenuta, e non c’è prezzo per questo:solo valore, solo volere. Grazie,fernanda

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  2. Ringrazio anch’io Gabriella per la sintesi, l’asciuttezza e la robustezza di questa intervista (che sta dentro un garbo e una gentilezza di vita troppo spesso ignorati e dimenticati).
    Le faccio inoltre i miei auguri per la recente pubblicazione “Sabbie” (Gazebo, 2009) e per il lavoro di impegno e sostegno a favore della poesia e della scrittura.
    Il sito web dell’autrice lo troverete seguendo questa traccia: http://www.gabriellamaleti.it/
    Un abbraccio a Gabriella e alla carissima Fernanda
    Mapi

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  3. per me un altro passettino nel mondo della poesia al femminile. mi ha colpita molto la definizione che, quest’autrice che non conosco, ha dato della poesia: il tentativo di esprimersi e di superare il conflitto tra dolore e ironia. penso un tratto comune a tante donne che devono affrontare la parola e la scrittura pubblica. sicuramente sentimenti e inquietudini che lampeggiano nel privato di tante. Rosa

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  4. veramente una grande proposta, cara amica Mapi, mi complimento con la talentuosissima autrice.
    “Che può fare la poesia, oggi? Resiste, ma non potrà mai cambiare lo spirito individualista, indifferente, egoista e spesso rozzo di una gran parte del Paese. Un poco più di idealismo non farebbe male.” purtroppo è lo stesso spirito riscontrato e riscontrabili in parecchi poeti, che dovrebbero dare l’esempio…
    approfitto per augurarvi un felice anno,
    roberto

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  5. Molto apprezzata la poesia che mescola, in un linguaggio asciutto, forte e efficace, la normalità/prosaicità della cucina, con la mezza gallina che bolle, a considerazioni di carattere esistenziale, in un connubio che è molto connaturato alle poetesse…
    Contenta di ritrovare qui gente conosciuta in altri…lidi
    Un caro saluto a tutti
    Gisella

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  6. Una poesia che riflette sul senso della scrittura e dell’essere poeti…certo anche i poeti si nutrono e possono addentare galline lesse portandole alla bocca con le nude mani, ma sempre poeti restano!
    Scrivere in versi non è questione di posate o di cibi raffinati, piuttosto dell’avvertire, del sentire e …dell’essere in sintonia con un ritmo.

    Un caro saluto,

    Rosaria Di Donato

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  7. Molto piaciuto il testo proposto.
    C’è una semplicità ragionata che, apparentemente disadorna, riesce a descrivere mondi in dettaglio visionario.
    E la parola si sente sempre, forte.
    Grazie Maria Pina, e benincontrata Gabriella.

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  8. Quelle ‘fionde medievali guardate con sorpresa’ aggiungono lo ‘stupore’, caro a Bigongiari, alla bella e condivisa definizione di poesia che ci propone Gabriella Maleti. Il testo ha una scrittura piuttosto originale, prosastico e visionario (come ben dice Silvia Molesini).
    Grazie dunque a Maria Pina e Gabriella

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  9. Quasimodo sopravvalutato?! non sono proprio d’accordo! Ungaretti e Quasimodo sono fra i miei poeti italiani preferiti per tutta una serie di motivi che non sto qui a menzionare. Quanto al binomio dolore-ironia mi trovo d’accordo. Auguri!

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  10. Carissima Mapi e carissime amiche e amici tutti, vi ringrazio di cuore della sentita partecipazione e dell’attenzione critica che mi avete dedicato.
    Colgo l’occasione per inviare un affettuoso auguro per l’anno da poco iniziato.
    Caramente, Gabriella

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