IL BEL CANTO DI CUTROFIANO DEI MASCARIMIRI’ CANTANO GLI UCCI


Sguardi e ascolti dal mondo di Mariano Lizzadro

Il bel canto di Cutrofiano” è un disco dei Mascarimirì cantano gli Ucci. Un omaggio orchestrale ad un ensemble di canto tradizionale maschile esistente nel Salento. Questo disco ma in generale tutta la carriera di questo gruppo orchestrale, appunto i Mascarimirì, consiste nella ripresa e nella rielaborazione di un vasto repertorio fatto di canti narrati di vita vissuta, di lavoro, di protesta ed in particolare della cosiddetta Pizzica Pizzica, canto di tamburo a due voci nel cosiddetto “botta e risposta“, un repertorio unico ed inconfondibile. “Il bel canto di Cutrofiano” è un disco che narra di tempi passati, in cui c’era una forma di rispetto nell’ascoltare la voce dell’anziano che era depositario di conoscenze e segreti. Un disco fatto di melodie preziose, belle voci per un ritrovarsi a cantare con gli amici. Il gruppo SalentinoMascarimirìrecentemente ha compiuto venticinque anni di attività ed ha voluto festeggiare questaricorrenza con la pubblicazione di questo disco, con l’aggiunta del canto degli Ucci “Mascarimirì cantano gli Ucci”. Questo disco è un toccante omaggio all’influente ensemble salentino appunto gli Ucci. Questo gruppo è stato attivo dagli anni ’70 fino agli anni ’90. Le loro esibizioni erano un appuntamento fisso popolare che comprendeva una vasta gamma di eventi, tra cui riunioni familiari, matrimoni e soprattutto durante la “festa del tamburello” a Cutrofiano, una tradizione che è durata fino agli inizi degli anni ’90.Nei dintorni di Cutrofiano, queste persone chiamate Ucci, hanno dato vita ad un rinascimento musicale, lasciando in eredità un tesoro, uno scrigno fatto di un ricco insieme di canzoni d’amore, di lavoro e di protesta.Eppure, sono le magnifiche arie della cosiddetta “Pizzica Pizzica” che risuonano più profondamente, incarnando la quintessenza deltradizionale “botta e risposta”, Con gli Ucciè iniziata una tradizione, una piccola accademia di canto salentino, in cui i luoghi di rutrovo diventavano posti in cui apprendere questa tradizione di sopravvivenza e integrazione sociale. In special modo dentro la cosiddetta “guapperia”. Artisti come Uccio Aloisi, assumevano un ruolo centrale durante le feste notturne di San Rocco a Torrepaduli, a simboleggiare la custodia delle tradizioni culturali, incarnate dal suono dei tamburi. I Macrarimirì sono: Claudio Cavallo alla voce e al tamburello, Gabriele Martino alla voce e al mandolino, Alessandro Schito alla voce, Matteo Tornesello alla chitarra elettrica.Ne “Il bel canto di Cutrofiano” hanno suonato anche Francesco Mancini alla chitarra classica, Riccardo Luchena al basso elettrico, Nino Martella alla batteria,Il bello di queste canzoni dei Macrarimirì è dato dalla interpretazione personale delle canzoni della tradizione popolare, da musicisti che sono stati testimoni diretti di queste esibizioni.  Attraverso un’esperienza diretta, personale, l’attività degli Ucci filtrata tramite i Mascarimirì, assume un valore unico, è una tradizione che continua, un passaggio dall’antico al moderno.  La connessione col repertorio degli Ucci in questo disco è dato dalle tredici canzoni che lo compongono. Il disco si apre con “Gli Ucci di Cutrofiano” in cui pare che sia fatto apposta per introdurre “Lu carderaru” una bellissima canzone che raccontadelle belle figlie di questo artigiano che ripara le caldaie, immagino un vecchio stagnaro di quelli che una volta c’erano in giro per i paesi. Poi c’è “Femmene” che racconta le vicende di queste ragazze che andavano a raccogliere il tabacco e andavano in poche e tornavano in tante, allora e purtroppo ancora oggi c’è il fenomenodelCapolarato, una canzone di lavoro, il Salento come la Virginia dei vecchi work song blues. “La figlia dell’oste” è la storia di questo ragazzo che s’innamora della figlia dell’oste e dei trucchi messi in campo per cercare di conquistarla. “Pizzica Pizzica” è un canto antico, botta e risposta, della tradizione, una canzone d’amore. “Uccia canaglia” è una bella tarantella che narra le vicende dei bambini e in particolare di questo Uccio Canaglia in cerca di una sigaretta da fumare. “La tabaccara” è la storia di questi lavoratori, di queste persone che si alzano la mattina e vanno a lavorare, a travagliare, nel duplice senso di lavoro e dolore. “Santu Lazzaru”è una bella canzone che dipinge un quadro fra arcaico e religioso, fra sacro e profano, sesso e religione. “Tuppetuppe” è la storia di un ragazzo che cerca il bacio della ragazza di cui è innamorato, di tutte le maldicenze che la ragazza è costretta ad ascoltare a causa della cattiva reputazione che ha questo ragazzo che è stato qualche mese in galera. Il disco termina con “Santa Cesarea” meravigliosa canzone della tradizione popolare.

Mariano Lizzadro

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