Niente di tiepido di Iole Toini


Esce nelle librerie la terza raccolta della scrittrice bresciana

La poesia di Iole Toini è una poesia della natura e degli spazi aperti. Attraversa e si lascia attraversare. E’ popolata da boschi, sentieri, dirupi, radure, alte vette. Si ramifica verso l’altrove, come si può già intuire dall’immagine di copertina che è un particolare di uno scatto fotografico di Antonio Di Lillo. ‘Niente di tiepido’ è una silloge che ci dischiude nuovi mondi e ci lascia varcare soglie spesso non concesse di questi tempi in cui tutto è convulso, tecnologico, incerto, ma anche arido e spesso omologato. La natura per la poetessa non è solo oggetto di bellezza esteriore da contemplare, ma specchio di emozioni che si stagliano con tutta la loro potenza archetipale sulla pagina bianca. Ecco, allora, il Niente di tiepido del titolo. Qui nulla scivola senza sussulto, nulla ci attraversa senza lasciare traccia. La partecipazione emotiva c’è ed è forte, contagiosa. La poeta è non solo immersa e dentro la sua montagna, i boschi, i prati, ma parte viva di ciò che le è intorno “come fosse una casa”, in un panismo vivo e pulsante. Animali, oggetti, cose, sono sentiti e vissuti con una partecipazione emotiva dirompente, che dà vigore ed energia a parole che carambolano per assonanza o forza d’urto sulla pagina, ricche di metafore vigorose, sperimentazioni lessicali, ironie sottese, coniugando prosa e poesia e schiudendoci una visione totalmente soggettiva e originale del mondo. Ciò che ne emerge è l’esaltazione della bellezza del creato, dagli aspetti più imponenti a quelli più umili e fragili “tanta era la bellezza che la felicità era una forza grande”. C’è gratitudine “Le braccia si perdono, si perde l’occhio e il racconto di sé”, ed elevazione dello spirito “anch’io potevo essere altissima, arrivare fin dove l’erba rotolava, e far le cose piene, le molte cose piene e forti”. Un libro bello, da leggere, dove regna sovrana la luce, il bianco, lo splendore, ma soprattutto mani tese e cuore dell’autrice.

Maria Pina Ciancio

Dio ranuncolo, fammi crescere dall’ala
della montagna dove la vanga non può conficcarsi
e l’aria esiste per i prati che ridono;
dove tutto è smisurato di bellezza,
anche la terra pregna di fango
che sgrava la vacca, che fa muggire il vitello.
Fammi essere quel vitello
che vibra, cresce e poi marcisce
per concimare le radici del tuo esempio giallo.

*

Si accosta al corpo fiorito
– è l’erba accesa sul sentiero –
entra – mentre tutto è sospeso –
tocca una a una le consonanze:
pietra con pietra
cielo con cielo
spazi vuoti con spazi vuoti
le unghie dell’aquila precisamente insieme
alle unghie dell’altra aquila.
Conta finemente il poco che viene
il tanto che va via

Iole Toini, da Niente di Tiepido, Pietre vive 2023

Iole Toini (1965) vive sul lago di Iseo e lavora presso la segreteria dell’istituto superiore Serafino Riva di Sarnico. Ad oggi ha pubblicato due raccolte, Spaccasangue (Le Voci della Luna, Sasso Marconi, 2009) e Dei colori dei luoghi (Terra d’Ulivi Edizioni, Lecce, 2014). Altri testi sono usciti in vari lavori collettivi: Confronto a dieci. Poeti e pittori in visioni contemporanee (Associazione Culturale Città d’arte, Rimini, 2010); Mauro Moscatelli. Eravamo dèi (Rimini, 2011); La Versione di Giuseppe. Poeti per Don Tonino Bello (Accademia Terra d’Otranto, 2011); Cuore di preda. Poesie contro la violenza alle donne (Edizioni CFR, 2012); Qui. Appunti dal presente, n. 8, “Di guerra”, estate 2003, rivista a cura di Massimo Parizzi. Francesca Maffioli ha curato una traduzione francese di «Sulle montagne, un cuore sperticato» per i Cahiers de l’Approche (Angoulême, 2020).

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